Tu sei qui: Lettere alla redazioneRavello senza spazi per il sociale: è il momento di pensare anche a noi stessi, a cominciare dai ragazzi
Inserito da (redazionelda), venerdì 3 maggio 2019 07:37:54
di Salvatore Sorrentino*
Caro Direttore,
permettimi un brevissimo intervento sul problema:
"NOI BAMBINI DI RAVELLO DOVE DOBBIAMO GIOCARE?!?"
Anch'io, come Gino Schiavo, ho dei nipotini, in vero solo due.
Anch'io sento e vedo e soffro lo stesso problema.
Qualcuno potrebbe rimproverarmi, dicendo che sono stato sindaco di questo comune e di non aver affrontato e risolto il problema.
Potrei anche accettare il rimprovero, ma voglio far osservare la differenza enorme fra la situazione di allora e quella di oggi.
Allora, i bambini, più o meno legittimamente, giocavano nella Piazza Vescovado.
Addirittura, in certe occasioni, alcune volte l'anno, vi si giocava a Pallavolo, in tornei quasi ufficiali, in un rettangolo ricavato ad hoc nell'estremità nord occidentale della Piazza, a cura e spese dell'Amministrazione Comunale.
Allora i bambini, e non solo loro, potevano liberamente giocare sulle famose mattonelle, dove era stato ricavato e attrezzato, ugualmente a cura e spese dell'Amministrazione Comunale, un campetto quasi regolamentare di Pallavolo. E vi si giocava tutti i giorni.
Allora era a disposizione di tutti i bambini, e non solo ravellesi, il Campo da Tennis, messo a nuovo, secondo le migliori tecniche del tempo. E non vi si giocava solo a tennis, ma pure a Pallacanestro, e a Pallavolo, regolarmente, cioè con Campo regolamentare, ufficialmente riconosciuto e collaudato dal CONI, attraverso la FIPAV.
Allora, nacque pure, il Campetto dei Fratini, sempre a cura e spese dell'Amministrazione Comunale, quale struttura per l'Educazione Fisica della Scuola Media ivi allocata. In esso si giocava liberamente, tranne che nelle ore di lezione della Scuola Media: ma, a quell'ora, i bambini stavano, appunto, a scuola.
In pratica, per le esigenze del tempo, tenuto conto pure del fatto che si utilizzava, quasi alla pari con Scala, il Campo di Calcio nato in quel Comune, ci si accontentava di quanto si aveva. Ci si doveva accontentare. I nostri comuni, in quel periodo della storia italiana, avevano bisogno di ben altro. E i lettori, non bambini, mi comprendono.
Fatta questa autodifesa, vengo al problema attuale.
I tempi son cambiati. La Piazza, che pure si è liberata del traffico veicolare, vogliamo o non vogliamo, è stata interdetta al gioco dei bambini. Non solo, ma essa deve, dico deve, produrre al Comune fior di quattrini, altrimenti son guai, con le tasse! Ergo: niente gioco.
Le mattonelle? Eh; e chi si arrischia, oggi, a farli giocare lassù, senza una regolare protezione, per altro credo impossibile! Non sia mai uno cade e si fa veramente male, apriti cielo, e giustamente. Qualcosa ne sanno già l'Associazione Culturale La Ribalta e il Comune, per un incidente di questo genere.
Il rinnovato Campo da Tennis? Altro problema. Non vorrei mai trovarmi nei panni, oggi, del Sindaco Salvatore Di Martino. Che pesci dovrà prendere? Sono affari suoi.
Il Problema resterà: "NOI BAMBINI DI RAVELLO DOVE DOBBIAMO GIOCARE?!?"
Rinnovo il suggerimento che ho dato, tempo addietro, ugualmente sulle pagine di questo giornale; copio e incollo:
"...Di cammino Ravello ne può, e ne deve, ancora fare; e stavolta soprattutto a favore degli anziani e delle nuove, anzi nuovissime generazioni; mi spiego meglio: a favore dei giovanissimi, dei ragazzi. E degli anziani. Io ho la convinzione che queste due generazioni di ravellesi siano state, finora, un po' trascurate, a cominciare dalle mie stesse amministrazioni.
Alle ultime elezioni amministrative, a Ravello, è stato eletto sindaco l'avv. Salvatore Di Martino, persona anziana, già sportivo, già più volte amministratore comunale, chiaro e risaputo difensore e propulsore delle attività agricole.
Orbene, ritengo che egli possegga le qualità, oltre che il dovere, che servono oggi per la soluzione dei due problemi: da Sindaco, per altro anziano, lavori per quelle parti della popolazione che sono state trascurate nel passato, anziani e, in ispecie, ragazzi: locali per il tempo libero, per gli uni (quelli all'ingresso dell'area tennis, come ai tempi della sua giovinezza? Che gioia per gli anziani!!!), attrezzature per lo sport e il tempo libero, per gli altri. Il solo tennis non basta. E non può, non deve, servire per altre attività, ancorché sportive: è la sintesi della storia del tennis a Ravello. E, credo, in Costiera Amalfitana".
Posso fare una proposta pazzesca? Sulla Piazza del Vescovado (così mi piace chiamarla ancora), causa pure l'assegnazione ai locali pubblici (la quale porta bei soldini alle casse del Comune, e questo non può che farci piacere), è vietato, o impossibile, ai bambini andare in bici, tirar calci a un pallone, giocare a tamburello, organizzare giochi di gruppo, e via dicendo.
Ebbene, che ne dite se si organizzasse la prima piazzola del Parcheggio sotto la Piazza, per giochi e attività ludiche e anche culturali, all'aperto, a favore dei bambini di Ravello? Le auto? Si potrebbe utilizzare l'ultima piazzola in basso, ancora non sfruttata. Tanto sarebbe possibile realizzare subito, indipendentemente da ogni pur validissimo altro progetto (che dura, comunque, ormai da più amministrazioni).
Ne abbiamo veramente bisogno. Ne sentiamo veramente la necessità. Finora, abbiamo operato in particolar modo per offrire ai nostri tanti, tantissimi ospiti, un'accoglienza, una permanenza fra le migliori al mondo; pensiamo, adesso, un po' più anche a noi stessi, a cominciare, sì, dai ragazzi.
Ho finito. Caro Direttore, grazie per l'ospitalità.
*già Sindaco di Ravello
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