Tu sei qui: Lettere alla redazione«La spiaggia che non c’è più», lo sfogo di un cittadino di Maiori
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), sabato 5 luglio 2025 11:42:27
Un tempo era un piccolo angolo di paradiso, incastonato tra il mare e la storia, con la torre saracena a vegliare dall'alto e un'accoglienza semplice e sincera che rendeva quella spiaggia dei maioresi qualcosa di più di un tratto di costa. Oggi, di quello spazio tanto caro ai cittadini di Maiori restano solo gli scogli e il rimpianto. A raccontarlo, con toni affettuosi ma anche carichi di amarezza, è un cittadino che si fa portavoce del malessere diffuso di chi si sente privato di un diritto: quello di vivere il mare in un luogo che, da sempre, sentiva come proprio. Una denuncia che si intreccia con l'erosione naturale, le trasformazioni urbanistiche e - soprattutto - con la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni.
C'era una volta una piccola spiaggia nell'angolo più caratteristico di un paese della costiera amalfitana. Era l'angolo più caratteristico perché vi faceva da cornice un monumento simbolo del paese costituito da una antica torre saracena risalente a mille anni orsono. Orbene quella piccola spiaggia presente in quel posto era considerata la spiaggia dei maioresi per due ordini di motivi: anzitutto per la posizione e per la vista di cui si godeva del monumento storico particolarmente caro alla gente del posto, e poi per la gestione gentile e discreta della spiaggia da parte di un omino e di suo figlio che accoglievano sempre con un sorriso le persone indigene e non. Un bel giorno quell'omino gentile non fu più, e non fu più con esso (un poco alla volta) anche la spiaggia tanto amata dai maioresi, perché i marosi e l'effetto erosivo della nascente struttura portuale fecero sì che quella sottile striscia di spiaggia si assottigliasse sempre di più, fino a scomparire. Adesso al posto della spiaggia è visibile un agglomerato disordinato di scogli che il mare con la sua forza ha provveduto a distribuire sulla spiaggia e poi grazie all'opera sapiente e intelligente del locale governo cittadino si è accumulato su quel che restava della sottile striscia di sabbia. Così della spiaggia dei maioresi è rimasto ben poco, il figlio dell'omino è costretto ad andar via perché su questo esiguo spazio non può svolgere la sua normale attività lavorativa ed i maioresi (a parte qualche ardimentoso che scavalca gli scogli) sono costretti a fare a meno della spiaggia e del loro legittimo diritto al bagno estivo, visto che sul territorio sono presenti numerosissime limitazioni fisiche, giuridiche ed anche umane(?). Moltissimi finora sono stati i richiami a chi di dovere per ricostituire questo spazio e ristabilire questo diritto che è sempre appartenuto ai cittadini di Maiori, ma a nulla sono valsi perché chi di dovere si è dimostrato cieco e sordo: cieco perché non vede (o non vuol vedere) lo stato di questo angolo di spiaggia; sordo perché non sente (o non vuol sentire) le grida di dolore della gente del paese. Buon pro gli faccia allora, se tale è il senso della funzione che riveste e del compito che attraverso il voto gli hanno attribuito i rappresentati.
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