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Lettere alla redazione

Mario Schiavo: una passione musicale mai tramontata, mai tradita, mai svenduta

Inserito da (redazionelda), sabato 14 gennaio 2017 10:55:51

del M° Antonio Porpora Anastasio

 

Qualche mese fa, gironzolando fra le offerte del Gran Balon, mentre sfogliavo un volumetto musicale per l'infanzia, "Grilli canterini - Canzoni popolari per ragazzi raccolte e trascritte da Gina Pagani con illustrazioni di Corrado Sarri - Firenze 1920", è venuta fuori la canzoncina "Chicchirichì!... Maestro Canapino ha perso l'archetto... l'archetto del violino...". Mi sono immediatamente rivisto nella prima classe della scuola media di Amalfi, anno 1970, quando il Maestro Mario Schiavo, con l'ausilio di un armonio elettrificato portatile verde chiaro, che ogni tanto cedeva su un lato per via di un piede malfermo, insegnava a noi ragazzini l'allegra melodia. Da allora non mi sono più imbattuto in quei versi, che, però, erano scolpiti nella mia memoria, quindi il ritrovarli mi ha dato una certa gioia.

Ricordai poi l'impegno con cui il Maestro Schiavo curò i primi concerti di musica classica e le prime rassegne concertistiche estive ad Amalfi, dal 1975 fino a quando, tre o quattro anni dopo, i venti della politica locale cambiarono e rapidamente si affermò lo stile che ha poi condotto agli odierni "eventi".

Grazie a lui, in quegli anni ad Amalfi giravano nomi di musicisti veri (fra cui quelli di casa nostra: Casella, Dallapiccola, Vitale, Mila, Tirabassi ecc.), si ascoltavano interpreti veri, il tutto di livello internazionale e destinato non solo ai vacanzieri necessitanti di eupeptici cultural-chic.

Erano gli anni in cui nasceva il Centro di Cultura e Storia Amalfitana (Mario Schiavo è tra i fondatori), gli anni in cui il Maestro ebbe la possibilità di concretizzare gli esiti delle sue ricerche musicali e musicologiche, rese pubbliche, in volumi di gran valore per la Costiera Amalfitana tutta, durante il trentennio 1955-1985.

Ed è a proposito di uno di questi filoni, quello dedicato ad Antonio Tirabassi, che ebbi l'occasione di frequentare il Maestro Mario Schiavo nei suoi ultimi anni di vita. I periodici incontri erano tuffi nel vivo passato di una passione musicale mai tramontata, mai tradita, mai svenduta. La generosità con cui elargiva informazioni rappresentava per me l'autentico passaggio di un testimone prezioso. A mia volta gli raccontavo ciò che andavo trovando e realizzando, e gli consegnavo i frutti del mio lavoro (opuscoli, libri, articoli, programmi, lettere, inviti). Cosa che ho continuato a fare anche dopo la sua scomparsa, alla compianta signora Rosa, la quale, incontrata un giorno durante una delle sue passeggiate pomeridiane, mi mostrò una delle pubblicazioni dicendo: "Vede, Maestro, la porto sempre con me, per farla vedere a chi mi capita, perché lei è l'unico a ricordare Mario e ciò che ha fatto!" Questa esternazione, dettata da profondi sentimenti e consapevolezze, mi riempì di orgoglio, ma anche di tristezza... ripensavo allo stesso Tirabassi, il primo musicista di Amalfi e Costiera, il primo ad aver assaporato l'ingratitudine e l'estraneità del natio borgo selvaggio...

Al Maestro Schiavo "rimproveravo" la fiducia nelle istituzioni e nei suoi rappresentanti, fiducia derivata probabilmente da esempi di altri tempi, quando la parola detta costituiva patto e il termine "onore" rappresentava qualcosa di tangibile, perché lo rese poco tempestivo nell'affaire Tirabassi. Quando, infatti, con mio cugino Angelo Tajani, intraprendemmo la ricerca delle residue fonti tirabassiane, ci mettemmo in moto senza pensarci troppo: abbiamo in questo modo raccolto ciò che restava del Nostro in mezza Europa, cimeli e testimonianze che, qualora avessimo atteso l'attenzione dei decisori, sarebbero andati persi come il resto.

La notizia, quindi, dell'interesse a più riprese nei riguardi della figura e dell'opera del Maestro Schiavo, culminata con la serata dedicata alla nuova pubblicazione (che alla prima occasione prenderò e studierò con piacere) curata dai figli Antonio e Gianpaolo, è stata una delle poche buone che capita di leggere nelle cronache culturali costiere, sempre ed inesorabilmente tese ad illustrare le gesta delle video-celebrità del momento e relativi emuli.

Ritengo che il contatto con l'esempio dato dal Maestro Mario Schiavo dovrebbe essere, per l'intera Costiera, un'occasione da non perdere per riappropriarsi l'originario spirito, quello magnificato dagli storici locali, e mi auguro davvero che l'iniziativa non resti isolata, ma dia l'avvio ad una nuova fase di autonomia culturale e promozionale, così da riaffermare l'autentico genius loci finalmente affrancato dal ruolo ancillare che lo mortifica da troppi anni.

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