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Lettere alla redazione

Riceviamo e pubblichiamo

Minori, riflessione critica sul Laser Tag in occasione dell’evento di questa sera

Una lettera firmata di Raffaela Fasano, giunta in redazione, solleva interrogativi sul valore educativo del gioco che sarà protagonista al Campo Sportivo “Leo Lieto”.

Inserito da (Admin), giovedì 21 agosto 2025 08:14:17

Una riflessione approfondita sul significato educativo e culturale del Laser Tag, in concomitanza con l'iniziativa promossa dal Comune di Minori per questa sera, giovedì 21 agosto, al Campo Sportivo "Leo Lieto".

Riportiamo di seguito, integralmente, lo scritto ricevuto in redazione, a firma di Raffaela Fasano.

 

LASER TAG: DIVERTIMENTO INNOCUO O GIOCO DISEDUCATIVO?

Una riflessione.

Il Laser Tag è un gioco che divide tra divertimento e critiche educative.

Si tratta di una competizione di squadra che simula un combattimento, utilizzando innocui raggi laser e sensori. I giocatori indossano giubbotti speciali e usano "armi" che sparano raggi infrarossi. L'obiettivo è colpire i sensori degli avversari, per "eliminarli" temporaneamente e guadagnare punti per la propria squadra. Il punteggio viene assegnato in base al numero di volte, in cui si colpisce un avversario. In alcuni casi ci sono anche obiettivi aggiuntivi, come la difesa o l'attacco di una "base" nemica, che offrono punti bonus.

Raggiunto il tempo prestabilito, la partita termina e viene dichiarata vincitrice la squadra con il punteggio più alto, che ha raggiunto gli obiettivi prefissati.

Il laser tag è un gioco "perfetto" per i gruppi sia che si voglia festeggiare un compleanno, sia che si voglia semplicemente trascorrere un pomeriggio assieme.

E' un mix di strategia ed azione: è necessario pianificare attacchi, difendere la propria base e superare in astuzia gli avversari. Offre, dunque, l'adrenalina della "battaglia" senza il rischio di farsi male. Non ci sono proiettili veri, solo raggi innocui di luce infrarossa.

E' un'esperienza immersiva: ostacoli, pareti, nascondigli, musica creano una ambientazione che fa sentire ogni singolo giocatore come se fosse il protagonista di un videogioco futuristico. Ed è proprio questa sensazione di essere in un'altra realtà che rende il gioco coinvolgente ed eccitante.

E' innegabile, dunque, che il laser tag possa essere divertente e che molti bambini lo amino. Tuttavia è importante che i genitori e gli educatori riflettano attentamente sul messaggio che questo gioco trasmette in modo subliminale.

E' necessario entrare nell'ottica che non sempre il gioco è solo un passatempo.

Joan Huizinga, storico e filologo olandese e autore di "Homo ludens", sostiene che il gioco non è solo un passatempo, ma un elemento fondamentale e originario della cultura umana, che precede e dà forma alle istituzioni sociali, come il Diritto e la Guerra.

E molti altri studiosi di sociologia del gioco analizzano come le attività ludiche riflettano e modellino i valori culturali.

Dunque, se la società moderna enfatizza la competizione a tutti i costi, giochi come il laser tag, potrebbero rafforzare questi valori piuttosto che promuovere cooperazione ed empatia.

Testi, che trattano la gestione dei conflitti in età evolutiva, sottolineano proprio l'importanza di insegnare ai bambini l'empatia, il dialogo e la negoziazione come alternativa alla violenza.

Daniele Novara, pedagogista e formatore italiano, è noto per il suo metodo maieutico o socratico, che insegna ai bambini a "litigare bene", cioè a gestire i conflitti in modo costruttivo e a sviluppare competenze relazionali.

Thomas Gordon, psicologo e pioniere nel campo della comunicazione efficace, ha sviluppato il metodo del Problem Solving senza perdenti, un approccio che insegna a risolvere i conflitti attraverso il dialogo e la negoziazione.

E il laser tag, sebbene sia una attività di gruppo non incoraggia l'empatia o la comprensione del punto di vista dell'altro. L'interazione è limitata alla strategia di gioco e all'eliminazione dell'avversario, non al dialogo o alla negoziazione.

Si solleva, dunque, il dubbio come un gioco basato sull'eliminazione dell'avversario possa non promuovere queste abilità. Anzi, il focus sul "colpire l'avversario", può inibire lo sviluppo di altre abilità sociali. Inoltre la divisione in squadre è un aspetto del laser tag che può rafforzare il concetto di "noi contro loro" e portare i bambini a sviluppare un senso di rivalità e animosità verso il gruppo avversario anziché promuovere una sana competizione basata sul rispetto reciproco. Invece che imparare a collaborare con tutti, i bambini sono incoraggiati a vedere gli altri come nemici da sconfiggere, un approccio che può essere difficile da superare, una volta usciti dall'arena del gioco, perché si tratta di una dinamica che, se non è bilanciata da una riflessione adeguata, potrebbe abituare i bambini a percepire l'altro come ostacolo da superare o da eliminare piuttosto che come un collaboratore con cui interagire. Ciò rischia di influenzare negativamente la capacità del bambino di risolvere i conflitti in modo costruttivo nella vita reale, distogliere la loro attenzione da soluzioni pacifiche e rafforzare l'idea che il conflitto sia il modo principale per risolvere le differenze.

Un altro aspetto critico è l'eccessiva enfasi sulla competizione. Il laser tag, come altri giochi di squadra, si basa sul vincere o sul perdere. Se l'obiettivo principale diventa la vittoria a tutti i costi, possono emergere conseguenze psicologiche negative. Se, infatti, il "vincere" è l'unico risultato apprezzato, ciò può generare un senso di fallimento e di frustrazione nei bambini che perdono e questo può minare la loro autostima e la percezione delle proprie capacità.

Studi, condotti da psicologi sportivi e dell'educazione, evidenziano come la pressione a vincere possa portare ad un calo dell'autostima e ad una maggiore ansia, specialmente se la sconfitta non viene gestita in modo costruttivo.

Ma il punto più controverso del Laser tag è l'uso dei "fucili laser" grazie ai quali, i bambini, mirando ai loro avversari, imparano ad associare l'uso di armi, seppur finte, al divertimento e al gioco. Questo può normalizzare la violenza e rendere l'idea di sparare ad un'altra persona meno scioccante, anche se in un contesto di fantasia. Nel contesto del gioco il "morire" e il "ferire" non hanno conseguenze reali. Ciò potrebbe trasmettere l'idea che un conflitto e le sue conseguenze siano banali.

Ricerche condotte da psicologi, come Craig A. Anderson e altri, hanno dimostrato che l'esposizione ripetuta a scene violente può ridurre la risposta emotiva e l'empatia verso le vittime. Nel laser tag il conflitto è giocoso, ma potrebbe, per analogia, minimizzare la serietà di un vero scontro. La capacità di un bambino di distinguere tra finzione e realtà è cruciale, ma il gioco porta al rischio che questa distinzione si offuschi.

Per concludere: mentre il laser tag può apparire divertente e offrire benefici come lo sviluppo delle abilità motorie, è cruciale che gli adulti si interroghino su come il gioco possa influenzare la percezione che i bambini hanno del conflitto, della competizione e delle relazioni interpersonali.

La discussione, dunque, non può focalizzarsi e risolversi nella banalità se il laser tag sia un gioco di guerra o non di guerra, ma si tratta di analizzare ed esplorare i rischi psicologici latenti, a cui tale gioco, se non è controllato, può esporre.

Mi auguro che questa personale riflessione alimenti una serena discussione.

Minori, 21 agosto 2025

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