Tu sei qui: Storia e StorieUn anno dopo. Ricordo di Domenico De Masi (per dare a Cesare quel che è di Cesare)
Inserito da (Admin), lunedì 9 settembre 2024 19:27:13

di Sigismondo Nastri -
Il professore Domenico De Masi se n'è andato un anno fa e, intanto, i problemi della vivibilità in Costa d'Amalfi, e della qualità del turismo che la attraversa, ai quali aveva posto tanta attenzione, suggerendone la soluzione, si sono aggravati. Tanto da suonare come campanello d'allarme persino per quanti erano abituati a fare - come si suol dire - orecchio da mercante. Viva, perciò, il prof. De Masi.
Eppure non c'è nessuno, credo, disposto a chiedergli scusa.
Siamo sinceri, di tuosseco ne ha dovuto ingoiare parecchio.
Persino quando, pochi giorni prima di morire, si fermò per l'ultima volta a guardare quello stesso paesaggio che pure conosceva a memoria.
E allora lo celebro ricordando un mio vecchio scritto, che - lo so per certo - gli piacque. Tanto da mandarmi una mail di ringraziamento e condivisione.
Anni fa, credo nel 2009, feci un post dedicato a una vicenda di paese - luogo immaginario: absit iniuria verbis - che vedeva coinvolti un borgomastro, un curato, una acidissima zitella. E la paragonai a quella raccontata da Gabriel Chevallier nel romanzo Clochemerle [titolo italiano: Peccatori di provincia], ambientato oltralpe, nella regione del Beaujolais, ai primi decenni del secolo scorso. Argomento del contendere, un vespasiano.
Nel caso da me immaginato, o forse sognato, gli interessi erano alti e nobili: il futuro di un paese, e di un territorio, la sua consacrazione tra le mete più ambite di un turismo d'eccellenza.
Ho cercato quel post su internet, non sono riuscito a recuperarlo. Avrei potuto riproporlo tale e quale. Perché riguardava una querelle che nella mia fantasia si rigenera ciclicamente a intervalli regolari. Con gli stessi protagonisti, inossidabili, seppure con alleanze diverse.
Corsi e ricorsi storici.
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