Tu sei qui: Storia e StorieLa saggezza di un Popolo
Inserito da (Admin), venerdì 27 maggio 2011 16:29:18
di Antonio Schiavo
Visto che non ci prendo più col latino, vediamo se me la cavo meglio col dialetto.
Ho pensato di utilizzare l'interattività del nostro giornale per proporre a voi concittadini un esperimento che possa tradursi poi, se si vorrà, in qualcosa di più strutturato e consolidato.
Sono convinto che la saggezza di un popolo, da sempre, si manifesti non solo nelle grandi opere letterarie o del pensiero filosofico, ma anche nelle consuetudini verbali, negli scambi dialettici di tutti i giorni, nella tradizione orale.
Piccole perle di saggezza e perizia su cui si sono fondati i rapporti interpersonali di varie generazioni e che rischiano, se non ricordate o fissate, di svanire nel nulla e, con esse, un vero patrimonio linguistico da tramandare ai posteri.
Da tempo sto inseguendo un sogno che non so se riuscirò a realizzare e cioè quello di dare alle stampe un piccolo vocabolario "Ravellese-Italiano".
Niente di originale, per carità, ma-penso-qualcosa di utile a sostegno della tradizione del nostro paese.
L'altra parte del lavoro è quella che vorrei fare con voi: mettere insieme i proverbi e i modi di dire tipici di Ravello e dintorni, tentando di "tradurli" in italiano (anche se potrebbero perdere parte del loro fascino), esplicitandone il significato, in modo da costruire -passo dopo passo - una base solida e, auspicabilmente, duratura prima che sia troppo tardi.
Ovviamente il supporto più prezioso potrà giungere dai nostri lettori più anziani, custodi gelosi e, probabilmente, inconsapevoli, di un tale tesoro di storia e cultura.
Metto le mani avanti, prima che qualche maestrino\a con la penna rossa mi bacchetti e mi faccia ancora indossare le orecchie d'asino, come nel caso dell'errore da matita blu del mio precedente articolo. Potrei, nel riportare i proverbi e i modi di dire che ho già raccolto, non essere preciso nell'utilizzo del ravellese scritto, utilizzare accenti, simboli od elisioni non completamente corretti o scriverli (non essendo un filologo) seguendo più il richiamo della fonetica che della correttezza formale. Oppure indicare definizioni e significati incompleti.
Chiedo venia fin da adesso e mi auguro che il contributo dei lettori sia anche questo ("se mi sbaglio, mi corigerete") oltre ad aggiungere i contributi conservati nei cassetti della loro memoria.
Cominciamo con le prime "citazioni ":
'O dolore è de chi o sente, no de chi passa e tene mente:
si mette in luce l'egoismo umano o la solidarietà di facciata.
Iamme a vattia'senza 'o criature:
sforzo inutile, azione non programmata che non porta risultati
Cuofano saglie e cuofano scenne:
attaccare il cavallo dove vuole il padrone, non prendere posizione
Quanno stai 'mbriaco, tutti te vonno da'a bevere:
si indica come, se hai bisogno, fai fatica a trovare chi ti dà una mano, mentre se le cose ti vanno bene anche le contingenze ti sono favorevoli.
Questo proverbio è strettamente collegato a :
'O cane mozzeca sempe 'o stracciato:
accanimento della sfortuna
'O tavuto nun tene sacche:
è inutile accumulare ricchezze in vita, non possiamo portarle con noi quando affrontiamo l'ultimo viaggio.
(continua...)
Il lavoro, come potete vedere, è affascinante, tutto sommato non particolarmente complesso e, sicuramente, in progress.
Mi auguro che i lettori apprezzino l'iniziativa, dandoci una mano a portarla avanti.
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