Tu sei qui: Storia e StorieCon Sal De Riso a Times Square tra dolcezze, volti amici e orgoglio italiano
Inserito da (Admin), domenica 6 luglio 2025 15:55:05
di Massimiliano D'Uva
Ci sono viaggi che si misurano in chilometri e altri che si pesano con l'anima, così come i luoghi che non smettono mai di stupirci, anche quando li abbiamo già visti mille volte. New York è uno di questi.
E ogni volta che ci torno, la trovo diversa eppure sempre uguale a sé stessa: viva, elettrica, instancabile.
Quest'anno sono arrivato con quasi un mese di ritardo rispetto al solito, per seguire da vicino le attività del professor Francesco Gargano, chirurgo plastico con radici profonde nella nostra Costiera Amalfitana. Un uomo straordinario, la cui vita professionale si divide tra il suo studio al 787 di Park Avenue, a pochi passi dal Lenox Hill Hospital, dove è di guardia per le emergenze chirurgiche e il Jersey Shore University Medical Center a Neptune, nel New Jersey, dove è un pilastro, assieme al suo team, nel reparto di chirurgia plastica pediatrica.
È proprio in mezzo a questo mio viaggio tra bisturi, sale operatorie e storie di rinascita, che un'altra eccellenza della nostra terra ha fatto irruzione nella mia agenda newyorkese: Sal De Riso.
Sono legato a Sal da rapporti lavorativi ormai ultraventennali oltre che da una solida amicizia basata sulla stima reciproca. Quando ho saputo che sarebbe arrivato a New York per rappresentare la pasticceria italiana in un evento organizzato dall'ICE - Istituto per il Commercio Estero, non potevo non esserci.
Dalla Costa d'Amalfi, passando per Napoli e uno scalo a Malpensa, Sal è atterrato insieme ai suoi collaboratori e alla sua inseparabile moglie Anna per dare vita a una vera e propria maratona gastronomica: 250 dolci al piatto tra Delizie al limone e Dolci di Amalfi, preparati per chiudere in dolcezza una cena di gala presso la prestigiosa Gotham Hall di New York. Impossibile non documentare lo straordinario impegno di Maria Angela Sicignano, responsabile delle relazioni con i clienti e del marketing della Sal De Riso e di Andrea Ottolina, presente anche a Fancy Food Show con lo stand di Molino Colombo che fornisce a Sal le farine per realizzare i suoi meravigliosi lievitati. E proprio il panettone, con il principe milanese firmato Sal De Riso, è stato protagonista finale della cena, servito a centro tavola già tagliato, ha portato un anticipo di Natale in piena estate newyorkese.
Li ho raggiunti dall'entrata posteriore della Gotham Hall, presentandomi come un collaboratore (cosa assolutamente vera se non per il fatto che le mie competenze specifiche siano più vicinel al mondo dell'IT che della pasticceria e della cucina in generale, ndr) a pochi passi da Times Square.
Nel mio piccolo ho provato a lenire la fatica, anche solo con qualche battuta, o portando acqua e viveri di sopravvivenza in quella che è stata una vera e propria endurance. Ci sono foto che raccontano, altre che semplicemente documentano. Ma nessuna delle foto che ho realizzato riesce a restituire davvero la fatica, l'orgoglio, l'adrenalina e la gioia di un momento vissuto intensamente.
Perché sì, stavolta Sal si è superato e merita molto di più del titolo di ambasciatore del bello e del buono della Costa d'Amalfi. A New York, nel cuore della Gotham Hall, ha portato la Delizia al Limone e il Dolce di Amalfi, ormai simboli dolciari del nostro territorio. Ne ha realizzati 250, uno per uno, insieme ad Anna, sua moglie, colonna discreta ma indispensabile, formando con i suoi collaboratori una squadra che ha lavorato senza sosta per un intero pomeriggio, restando in piedi fino a notte fonda con sulle spalle un volo di 9 ore.
Tra saluti, interviste, rifiniture e sorrisi rubati alla stanchezza, ho visto l'essenza della passione. Nessuna posa, nessun artificio: solo il desiderio autentico di raccontare l'Italia attraverso la perfezione di un dolce.
Dietro ogni dolce servito c'era l'impronta della nostra terra: il profumo del limone, la maestria artigianale, la precisione quasi chirurgica nel dettaglio, una coincidenza che non poteva non farmi pensare ai giorni appena trascorsi al fianco del dottor Gargano. C'è un motivo per cui noi italiani facciamo la differenza, forse perché "siamo fatti di ferro", come spiega una recente pubblicità di Trenitalia, o forse perché non c'è nulla che può mettersi tra noi e gli obiettivi che ci prefissiamo.
La serata si è conclusa a Times Square, dove con Sal, il ministro Lollobrigida, alcuni parlamentari e una nutrita rappresentanza di eccellenze italiane, abbiamo atteso la nuova campagna pubblicitaria che candida la cucina italiana a patrimonio mondiale dell'Unesco.
Non è stata la classica foto da cartolina, bensì il simbolo potente di ciò che siamo capaci di essere quando mettiamo insieme talento, dedizione e amore per le nostre radici.
Vivere queste due storie così diverse ma così profondamente legate alla Costa d'Amalfi mi ha ricordato che ovunque andiamo, ciò che ci rende unici è il modo in cui portiamo con noi la nostra identità. Che si tratti di curare un paziente o di preparare un dessert, è sempre questione di mani, cuore e passione.
New York, ancora una volta, ha fatto da sfondo a un pezzo della nostra storia. E io ho avuto la fortuna di esserci, a viverlo e a raccontarlo.
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