Tu sei qui: Storia e StorieAmalfi e Atrani verso la fine dell'Ottocento: volti, scorci e storie nelle foto di Giuseppe Primoli
Inserito da (Admin), domenica 18 maggio 2025 15:43:43
Alla fine dell'Ottocento, Amalfi e Atrani non erano ancora le celebri mete turistiche di oggi, ma vivaci comunità affacciate sul mare, dove la vita scorreva tra mercati, scalinate e il rumore delle onde. A immortalare quel mondo antico ci pensò Giuseppe Primoli (1851-1927), figura colta e cosmopolita, nipote di Napoleone Bonaparte e appassionato di fotografia, che nelle sue esplorazioni tra Roma, Parigi e il Sud Italia, si lasciò affascinare anche dalla Costiera Amalfitana.
Le fotografie, conservate oggi presso il Palazzo Primoli di Roma, sono realizzate con la tecnica della gelatina bromuro d'argento su vetro, e datate a partire dalla seconda metà del 1891, anno in cui venne completata la nuova facciata del Duomo di Amalfi, su progetto dell'architetto Enrico Alvino.
Attraverso questi scatti, resi disponibili grazie alla Fondazione Primoli e valorizzati dal gruppo Facebook "Cava Storie", possiamo ammirare non solo scorci mozzafiato di Atrani, la maestosa scalinata della Cattedrale di Amalfi, e le vedute dal lungomare, ma soprattutto i volti e i gesti di chi abitava questi luoghi: donne con cesti sulla testa, mercanti, bambini scalzi, lavoratori, madri, anziani. Ogni immagine è affiancata da un ingrandimento che permette di entrare in contatto diretto con queste presenze del passato, fissate in uno sguardo, un passo, un'espressione.
Colpiscono la semplicità degli abiti, i gesti naturali, la quotidianità vissuta nei vicoli e sulle scale. Non sono immagini patinate o in posa: Primoli coglie la realtà, quella vera, con uno sguardo moderno e rispettoso. Ed è proprio questo che rende il suo lavoro così prezioso: ci restituisce l'autenticità di un mondo scomparso, ma che ancora vive nella memoria visiva di questi luoghi.
Un tuffo nella storia, che invita a osservare con occhi nuovi le strade di Amalfi e Atrani, e a riscoprire, attraverso la fotografia, l'anima profonda di una terra che ha sempre avuto tanto da raccontare.
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