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Storia e Storie

A Scala i percorsi d’arte, natura e di memorie di Santi

Inserito da Giuseppe Liuccio (redazionelda), domenica 13 dicembre 2015 15:25:54

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di Giuseppe Liuccio

Scala, il sito più antico della Costa d'Amalfi, si preannunzia in tutto il suo fasto di città "ricca, nobile e potente" ad una svolta di quel budello di strada che da Castiglione si inerpica verso Ravello tra miracoli arditi di agrumeti e limoneti e rocce precipiti nella vallata. Domina l'alto corso del Dragone, che, traslucido in cima, si inabissa nella gola e rovescia nel mare di Atrani storie e leggende raccolte dai displuvi di Ravello. La bella cattedrale di San Lorenzo, maestosa nella struttura e luminosa al sole, fuori stagione, veglia sui bei vigneti di Episcopio e narra di antichi fasti religiosi e civili.

A guardarla da lontano con le case sparse nel verde delle colline e a percorrerla a piedi nel silenzio assorto delle strade linde, si stenta a credere che Scala, con la sua intraprendenza commerciale, raggiunse grande floridezza economica e lo splendore dell'arte, testimoniato da 130 chieste, 30 parrocchie e numerosi palazzi gentilizi. E tracce di un passato nobile e potente sono tutte lì, nella bella cattedrale, autentico scrigno di tesori, a cominciare dalla bellissima e splendente mitria vescovile "ornata di trenta tendini d'oro con immaginette di santi smaltate e con pietre preziose di vari colori e buon numero di perline", dono, pare, di Carlo I D'Angiò fatto nel 1270 in ringraziamento per la salvezza della sua flotta durante una terribile tempesta e per aver sconfitto i saraceni il giorno 10 agosto, festa di San Lorenzo, cui il Duomo è dedicato.

La cattedrale che merita più di una visita, è una delle tante testimonianze straordinariamente ricche di storia, sorprendenti per arte, emozionanti per bellezza dell'altra costiera, quella meno conosciuta e meno frequentata dalle correnti turistiche, irreggimentate dai tour operators e sedotte dai depliant patinati. Eppure è un percorso tutto da godere questa chiesa che conserva calici di argento e candelabri in legno dorato, pitture di buona scuola ed altari e pulpito in marmo policromo. Sono un capitolo a parte i palazzi gentilizi in cui è passata e vissuta la grande nobiltà di censo e di casato della Costa, così come gli opifici che esaltano memoria di lavoro e di intraprendenza creativa della proto industria.

E costituiranno, di sicuro, un'altra tappa del mio viaggio alla scoperta di questa città, che riserva sorprese sempre nuove nella e con la conoscenza approfondita della sua storia antica. Ma con la Festa dell'Immacolata abbiamo già cominciato a respirare l'aria di Natale e che si coglie ogni giorno di più negli addobbi delle strade, negli alberi che ostentano nei giardini delle case luci in gara di splendore con le stelle stralucenti nel blu lavagna del cielo terso e con la luna che s'affaccia sulle cime dei Lattari e scivola giù giù per le "chiazze" dei limoneti per poi festonare d'argento il mare della Grande Storia della Prima Repubblica Marinara, di Amalfi, regina di bellezza.

Con e in questo scenario di grande seduzione e malia è d'obbligo far cenno alla vita di un Grande che a Scala ha scritto una bella pagina della sua vita di uomo e di Santo. E che Uomo e che Santo! Parlo di Sant'Alfonso Maria de' Liguori che qui venne e soggiornò a più riprese e nella serena pace del convento ideò l'Ordine dei Redentoristi e ne scrisse la regola. E non è improbabile che nel raccoglimento e nella preghiera nella grotta che porta il suo nome ebbe l'ispirazione per quel dolcissimo canto natalizio "Quanno nascette ninno aBetlemme", che è la versione in vernacolo di "Tuscendi dalle stelle", che, invece, compose a Nola, nel 1754, in occasione di una sua missione di predicazione. L'uno e l'altro canto, da allora, riecheggiano, in questi periodo, nelle sontuose basiliche come nelle minuscole chiese di campagna a riscaldare i cuori dei fedeli in adorazione di un Bambino che da oltre 2000 anni lancia messaggi di pace da una mangiatoia fredda e povera, nella sua fisicità, ma calda d'amore e ricca di ideali, che hanno cambiato il corso della storia dell'umanità e ai cui piedi si placano le sciocche e un po' dementi polemiche cariche di ideologismo che agitano il dibattito, in cui danno prova di inutile vanità i tanti che trovano pretesti per apparire.

Un viaggio a Scala nella serena pace di un villaggio accogliente e caldo di ospitalità sarebbe un salutare antidoto per guarire per dalla vanità dell'"apparire" e (ri)riscoprire la sostanza feconda dell'"essere" anche e soprattutto nel segno dell'insegnamento di Sant'Alfonso. Io questo viaggio quasi certamente lo farò anche perché ho promesso da tempo una vista al mio amico Michele Ferrigno, che gestisce ed esalta insieme alla gentile e simpatica moglie Eugenia. L'eredità preziosa e prestigiosa dell'accoglienza in, quel santuario di enogastronomia che è Zi' ‘Ntonio" Io fui tra i primi a frequentarlo nei lontani anni '60. Sento il bisogno di un recupero della mia memoria storica della giovinezza amalfitana e di un bagno di emozioni di sapori e saperi dell'enogastronomia della tradizione e della ricca e varia pasticceria natalizia dell'alta ( e non solo in senso geotopografico) Costiera. Ho voglia di ricordare nel clima caldo di coinvolgente familiarità, con il mio colto amico Michele un discorso che iniziai tanti anni fa con il padre sulle glorie di Scala, che tra l'altro fu diocesi dal 987 al 1818 e che potrebbe recitare il ruolo di Città capofila (tra l'altro glielo assegna la storia ricordando l'antica Cama) per organizzare nel nome di Sant'Alfonso, un Festival di musica sacra itinerante nelle chiese cattedrali della Costa: Amalfi, Minori, Ravello e Scala, appunto, con l'aggiunta di Santa Maria a Mare di Maiori che dispone di un organo straordinario. Sarebbe una bella occasione per un progetto organico di collaborazione di una offerta di qualità nel segno della Cultura. E per Michele Ferrigno imprenditore di grande sensibilità e di buona cultura sarebbe un invito a nozze. Ne sono sicuro.

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