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Racconti d'aMare

Navigazione, crisi mediorientale, bussola

Come cambia la navigazione in tempi di guerra: l'esperienza del Comandante Barra di Amalfi

Siamo partiti da Port Said all’alba del 17 maggio e subito dopo, usciti dal porto, improvvisamente abbiamo “perso” il segnale GPS. Essendo ai confini con Israele, ci siamo trovati coinvolti nella cosiddetta guerra elettronica: la “vecchia” bussola magnetica - gloria amalfitana – ci è stata di grande aiuto

Inserito da (PNo Editorial Board), giovedì 23 maggio 2024 15:14:56

Di Salvatore Barra, Capitano Superiore di Lungo Corso

 

Rieccomi dal Mediterraneo Orientale, in navigazione da Port Said (Egitto) a Singapore, Via Capo di Buona Speranza.

Mi sono imbarcato il giorno 8 maggio nel porto di Istanbul, una data molto cara per gli amalfitani perché si celebra l'anniversario della traslazione del Corpo di S. Andrea Apostolo da Costantinopoli (attuale Istanbul) ad Amalfi, che avvenne nel 1208. Da amalfitano ho considerato questa coincidenza come un segno del destino, che mi ha fatto vivere un momento di emozione per la fede che nutro per Sant'Andrea, nel ricordo, sempre vivo, di mia madre, che era molto devota all'Apostolo.

Le mamme dei marittimi sono mamme speciali, così come le mogli e i figli. Già da un po' di anni, data la vetusta età e le precarie condizioni di salute, mia madre più volte aveva espresso il desiderio di starle vicino nel doloroso momento del trapasso. Cosa che si è verificata lo scorso 14 marzo 2024. La sua volontà è stata esaudita: almeno in questo siamo stati fortunati.

"Vai per la tua strada, tu davanti e Sant'Andrea dietro": mia madre mi salutava sempre così quando partivo per un lungo imbarco e di lunghi imbarchi ce ne sono stati tanti in circa 46 anni di attività.

Questa è stata la prima volta che sono partito senza le "benedizioni" e le raccomandazioni che solo una mamma sa dare.

Trovo conforto nel pensiero di Sant'Agostino: "Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano ma sono dovunque noi siamo".

Da Istanbul siamo ripartiti per l'altro porto Turco di Tekirdag, situato nel Mar di Marmara, in prossimità dello stretto dei Dardanelli. A Tekirdag siamo arrivati l'11 maggio con due giorni di sosta in porto. Tekirdag è un antica città, conosciuta in Italia col nome di Rodosto, capoluogo di provincia con una popolazione di circa duecentomila abitanti. La maggior parte dei 25 uomini del nostro equipaggio ne ha approfittato per fare una breve visita a questa bella città, consumare qualcosa al bar o al ristorante, quindi passare per il supermercato per acquistare cibi, saponi ed altre cose utili per il lungo viaggio che ci attende.

Da Tekirdag all'imboccatura dello Stretto dei Dardanelli vi è una distanza di un centinaio di chilometri ma per il transito bisogna ricevere l'autorizzazione da parte delle autorità, che ne disciplinano il passaggio. Per la nostra nave, lunga 400 metri, il transito è consentito solo durante le ore diurne e con la scorta di due rimorchiatori.

Il passaggio dello Stretto dei Dardanelli rimane qualcosa di unico e meraviglioso, un viaggio nella storia e nelle naturali bellezze da Gallipoli (Gelibolu) a Canakkale.

Mi emoziono tantissimo al solo pensare che, ai tempi della Repubblica amalfitana, i nostri gloriosi avi svolgevano attività di navigazione in questa zona, insidiosa e pericolosa per la navigazione specialmente a quei tempi. Gli amalfitani con le galee al comando dei Protontini partivano dal Tirreno spingendosi fino al Mar di Marmara e Mar Nero, attraverso gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo, una vera e propria impresa per quei tempi, creando una rete di scambi commerciali, politici e religiosi: basti pensare alla traslazione del Corpo di Sant'Andrea o alle porte di bronzo del Duomo di Amalfi, di Atrani, Ravello, San Paolo fuori le Mura a Roma, ed al monastero di San Michele Arcangelo in Puglia: tutte furono fatte realizzare e donate dal nobile e ricco mercante amalfitano Pantaleone de Comite Maurone.

Il Ponte sullo Stretto dei Dardanelli, di cui avevo seguito la realizzazione durante i precedenti passaggi, è stato completato e finalmente unisce la sponda asiatica a quella europea. Con i suoi 2023 metri tra le due torri, esso costituisce il più lungo ponte sospeso del mondo, almeno fino alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Il 13 maggio, usciti dai Dardanelli, abbiamo fatto rotta per Port Said, porto situato all'imboccatura mediterranea del Canale di Suez.

Dopo la crisi mediorientale, cominciata il 7 ottobre 2023, si sono aperti scenari geopolitici inediti, imprevedibili e inimmaginabili fino a poco tempo fa. A farne le spese sono state soprattutto le navi mercantili ed i relativi equipaggi, che si trovavano in navigazione nell'ampio specchio di mare che include il Mar Rosso, lo stretto di Bab El Mandeb, il Golfo di Aden, Oceano Indiano del Nord e Golfo Persico, soggetti ad attacchi condotti con droni e missili; alcuni abbordati con elicotteri da combattimento e sequestrati dalle forze speciali yemenite ed iraniane. I mercantili, sotto attacco e indifesi, hanno subito gravi danni con morti e feriti, alcuni sono affondati; mentre le navi catturate sono state dirottate nei porti, rimanendo sotto sequestro, assieme agli equipaggi prigionieri.

Viste le condizioni di estremo pericolo per la sicurezza della navigazione, allo scopo di tutelare uomini, navi e merci che trasportiamo, la nostra Compagnia di navigazione, così come anche altre compagnie, ha rivisto tutte le rotte di navigazione, rimodulato i programmi esistenti, decidendo di evitare di scalare i porti e le zone ad alto rischio per la navigazione, come il Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico.

Questo nuovo scenario ha direttamente coinvolto la nostra Nave, la quale, alla partenza da Port Said, eviterà il transito del canale di Suez, Mar Rosso e Golfo di Aden, non scalerà i porti di Abu Dhabi e Dubai, precedentemente porti di linea, quindi alla partenza da Port Said farà rotta per Singapore, circumnavigando il continente africano, attraversando prima il Mar Mediterraneo fino allo Stretto di Gibilterra, poi proseguirà verso Sud, nell'Oceano Atlantico, fino a doppiare il Capo di Buona Speranza (Sud Africa), Capo Santa Maria (Sud Madagascar), Isole Mauritius, Isola di Diego Garcia (Oceano Indiano) ed infine lo Stretto della Malacca. Un viaggio di 22700 chilometri senza scali, da percorrere in circa un mese di navigazione, condizioni meteo marine permettendo.

Viste le enormi differenze in Latitudini e Longitudini, la navigazione che stiamo per fare si potrebbe definire "quattro stagioni" a causa dei differenti stati climatici che incontreremo lungo il cammino. Nella mia (lunga) vita di navigante un viaggio così lungo e vario mi mancava.

Durante la sosta a Port Said ci siamo riforniti del carburante necessario, dei viveri e di tutti i fabbisogni necessari per la traversata. Abbiamo tracciato le rotte fino a Singapore, tenendo conto le previsioni meteo, correnti marine, lo stato del mare, le zone di traffico navale, le aree con bassi fondali e tanto altro.

Siamo partiti da Port Said all'alba del 17 maggio e subito dopo, usciti dal porto, si è presentato un primo grosso problema: improvvisamente abbiamo "perso" il segnale GPS (Global Position System), lo strumento di navigazione satellitare che oltre a darci costantemente la posizione della nave (Punto Nave) è asservito a tutti gli altri strumenti elettronici (Radar, Carte elettroniche, Girobussole, Sonar, sistemi satellitari, e-Mail, Internet etc.): basti pensare che la carta elettronica dava la nostra posizione in Libano. Ci siamo subito resi conto che, data la vicinanza al confine israeliano, ci siamo trovati coinvolti (assieme a tutte le altre navi in zona) nella cosiddetta guerra elettronica, in cui i partecipanti alle operazioni belliche cercano di confondere il nemico attraverso le interferenze e disturbi elettronici. Noi ci siamo trovati in mezzo. La "vecchia" bussola magnetica - gloria amalfitana - ci è stata di grande aiuto, in quanto ci permetteva costantemente di monitorare il corretto funzionamento delle Girobussole. Abbiamo usato gli ECDIS (carta elettronica) in modalità "stimata", determinando il "punto nave" con i metodi della tradizionale navigazione costiera, come si faceva una volta.

Tuttavia dopo poche ore di navigazione, allontanandoci dal confine, tutto e ritornato alla normalità e l'emergenza è rientrata. Con l'acquisizione del segnale satellitare ed il ripristino internet e telefono, abbiamo ripreso le (tante) comunicazioni di routine con gli uffici di terra, che nel frattempo si erano accumulate. Alla fine tutto è andato bene, ma quanto stress!

La (lunga) Navigazione è appena cominciata... A presto!

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