Tu sei qui: Lettere alla redazioneVia Crucis di Ravello, oggi come trent’anni fa
Inserito da (redazionelda), mercoledì 4 marzo 2015 10:53:27
di Salvatore Sorrentino
Gentile redazione, faccio riferimento alla notizia apparsa sul Vescovado, secondo cui, quest'anno, la Via Crucis non si svolgerebbe. Perché mancherebbero fondi sufficienti per la sua organizzazione.
Io personalmente non posso credere a una simile baggianata, perché di baggianata si tratterebbe. Figuriamoci, si spendono e spandono tanti soldi per manifestazioni di ogni genere, non si possono spendere altri tremila euro per questa che è rimasta l'unica grande manifestazione popolare nella nostra città? Di certo la causa è da trovarsi altrove.
Dice il Vescovado: «Contattato lo storico regista e anima della rappresentazione, Alfonso Mansi, si è detto profondamente amareggiato preferendo non rilasciare ulteriori dichiarazioni».
Caro Alfonso, tu sei troppo buono, non vuoi mettere nessuno alla berlina; io me ne frego e dico tutto quel che penso. Potrei sbagliare; di solito, però, non sbaglio.
E, ancora di solito, io non sono un mal pensante, però, certe coincidenze, certe azioni semplicemente squallide, che purtroppo qui accadono, a me che, grazie a Dio, ho ancora la memoria abbastanza lucida, fanno venire in mente simili tentativi di sconvolgimenti sociali, perché tale sarebbe se dovesse avvenire, già presentatisi in un piuttosto remoto passato.
Sarà una coincidenza, però...
Faccio un riferimento personale. Era il 1985; a maggio o giugno, non ricordo con precisione, si sarebbero tenute le elezioni amministrative (oggi siamo a un anno di distanza, che non è troppo). Un gruppo di giovani, come sempre, si interessava dell'organizzazione della Via Crucis. Questo gruppo era pure organizzato contro la mia rielezione a Sindaco: voleva, cioè, ben manovrato, che io facessi una figura meschina. Improvvisamente, corse voce che la Via Crucis non si poteva fare, perché i soldi a disposizione non erano sufficienti: esattamente come oggi.
Io feci fallire il tentativo di boicottaggio di questa che, oltre ad essere una grande manifestazione folcloristico-religiosa, è pure, e credo soprattutto, una grande festa di popolo, con l'intervento, forse, di almeno un rappresentante di ogni famiglia ravellese, il coinvolgimento sociale di uomini e donne, di vecchi e piccini, di ragazzi e ragazze: tutto il popolo di Ravello vi è coinvolto.
Anche se il capo dell'organizzazione del tentativo di boicottaggio appariva uno di quei giovani, il vero responsabile delle rotture sociali, in Ravello, nell'ultimo trentennio era già lui, quello che è stato ed è l'unico maestro della semina di discordie, di creazione di problemi a politici e cittadini di buona volontà che vorrebbero lavorare per il progresso, nella concordia, della cittadinanza ravellese quello che ha fatto fallire, e continua a far fallire, associazioni e sodalizi che vorrebbero operare con un unico obiettivo: far crescere, nella concordia, il grado culturale dei cittadini ravellesi.
Che Dio gli perdoni questo grave peccato sociale, dettato solo da orgoglio personale, arroganza, cattiveria, meschinità, malvagità.
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