Tu sei qui: Lettere alla redazioneUna Sovranità regolata
Inserito da (redazionelda), martedì 29 maggio 2018 10:51:23
Di Paolo Russo*
Ho stima di Antonio Schiavo, che mi appare (al di là delle reciproche convinzioni politiche) persona ragionevole per quello che scrive sul Vescovado. Mi turba, perciò, il suo immediato sdegno per quanto sta capitando in questi giorni a livello istituzionale. Sta capitando, a me pare, che il Capo dello Stato stia rispettando e facendo rispettare le regole democratiche: nessun segretario di partito, neanche se avesse il 100% dei voti, potrebbe imporre la sua volontà agli organi dello Stato. Nessun partito (neanche con il 100% dei consensi) può pretendere di interpretare da sé la presunta "volontà popolare", perché il popolo è sì sovrano, ma la sovranità ha i suoi meccanismi e i suoi limiti, previsti dalla Costituzione: al di fuori di essi c’è solo propaganda e prepotenza.
Caro signor Schiavo, la prego di riflettere: veramente lei auspica un Presidente della repubblica ridotto a "maestro di cerimonie" tenuto a ratificare le decisioni di uno o più capipopolo? È legittima (spesso anzi è doverosa) qualsiasi messa in discussione dell’Europa e dell’euro, ma non si può fingere che gli andamenti della borsa e dello spread riguardino soltanto un pool di finanzieri assatanati. Il debito pubblico italiano è per la stragrande maggioranza nelle mani di investitori stranieri, esso è in grado di generare maggiori o minori disponibilità per le attività dello Stato, e perciò di influire sulla qualità di vita di ciascun cittadino: i finanziamenti alle imprese, i mutui alle famiglie dipendono in buona misura da questo, vogliamo fingere che ciò non sia vero per assecondare la campagna elettorale di qualcuno?
L’opposizione di Mattarella non è stata alla scelta di un ministro, ma ad un rischio concreto per tutta l’economia: di sovranismo ci si può riempire la bocca, ma il capitalismo (che io non amo, ma nel quale non possiamo far finta di non essere dentro) è globale (mi scuso per l'uso di un aggettivo che detesto), se lo si combatte a mani nude, attraverso velleitarie improvvisazioni, si mette nei guai un sacco di gente. Piuttosto, si chieda perché Salvini abbia legato tutto ad un singolo nome, io ho il sospetto che volesse ottenere proprio questo: addossare a Mattarella la colpa di elezioni che si appresta a vincere a man bassa, appropriandosi di tutto il centrodestra rivivificato dal riesumato Berlusconi.
Non sono portato a giudicare ignobile un’intera classe dirigente, come fa lei, mi sembra una semplificazione di comodo. E tuttavia, quand’anche avessimo avuto al Governo manipoli interi di rapinatori, ciò non inficerebbe la corretta applicazione del suo ruolo fatta dal Presidente Mattarella: non perché si è già sbagliato, deve continuarsi a sbagliare. Poi, sull’opportunità politica di una mossa che avvantaggia soltanto la Lega, ritengo che il Presidente avrebbe fatto meglio a evitarla. Ma in questo modo sarebbe venuto meno al suo compito di tutore dell’interesse di tutti: secondo me, insomma, è con una scelta politicamente sbagliata che Mattarella ha dimostrato di interpretare correttamente il suo ruolo. Lo so che è un concetto un po’ sottile, ma invito lei e tutti allo sforzo di approfondire l’analisi, e a dare così sostanza a quella partecipazione democratica che non può essere soltanto indignazione giustizialista. Grazie dell’attenzione.
*Docente in Diritto, Presidente del Consiglio Comunale di Minori
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