Tu sei qui: Lettere alla redazioneSi continua a guardare alla pagliuzza, non alla trave nell’occhio dei soliti vecchi protagonisti della (non) politica
Inserito da (redazionelda), domenica 18 febbraio 2018 09:22:36
Caro Direttore,
Approfitto ancora una volta della tua ospitalità per parlare della recentissima inchiesta della testata web fanpage.it riguardante il presunto turbine di corruzione, rifiuti e politica che sta sconvolgendo proprio in questi giorni il panorama politico pre-elettorale. Il tutto pare partito da un tale Nunzio Perrella, sedicente camorrista che dopo essere stato ospite delle patrie galere per 21 anni per traffico illecito di rifiuti, folgorato da un improvviso impeto, si è proposto alla giustizia italiana di infiltrarsi nella malavita campana per stanare eventuali situazioni di illegalità. Ricevuto il rifiuto da parte delle istituzioni, il Perrella ha pensato di iniziare una collaborazione con Fanpage dalla quale è nata un'inchiesta sensazionale che ancora una volta mette a nudo tutte le estreme contraddizioni che da decenni legano il business dei rifiuti con la politica (VIDEOINCHIESTA IN BASSO).
Nel mezzo un mare di danaro.
Entrambi gli schieramenti di Centrodestra e Centrosinistra sono coinvolti nella video inchiesta, rispettivamente con Luciano Passariello che è attualmente consigliere regionale della Campania e candidato alla Camera dei Deputati con Fratelli d'Italia e Roberto De Luca, assessore al bilancio del Comune di Salerno in quota PD e figlio del governatore Vincenzo.
Nel video pubblicato sulla pagina Facebook e sul portale della testata Fanpage, realizzato con una telecamera nascosta mediante "l'esperienza nel settore" del boss Perrella, sfilano numerosi personaggi come politici (tra cui R. De Luca stesso), funzionari pubblici, amministratori delegati, segretari particolari e tutto l'ensamble di intermediari e portaborse a cui la politica nazionale ci ha abituato. Agli intermediari è andato il compito di fornire dettagli e fare calcoli sulle presunte percentuali delle "commissioni" incassabili dalla politica a seguito di gare di appalto che, sempre secondo Fanpage, sarebbero state certamente pilotate.
Attualmente sono in corso delle indagini da parte delle autorità giudiziarie che hanno già provveduto ad effettuare sequestri e perquisizioni.
Se quanto denunciato dovesse concretizzarsi ci troveremmo dinnanzi all'ennesimo scandalo di una politica mai sazia incapace di liberarsi dalle tossine di una illegalità diffusa che l'ha contagiata nei più alti livelli istituzionali.
Quello che mi dispiace è che al di là di Fanpage che ha realizzato l'inchiesta, del Fatto Quotidiano che sta dando ampio risalto alla questione e di pochissime altre testate minori anche locali, i maggiori network dell'informazione italiana ancora non hanno trattato, se non nelle pagine retrostanti della politica locale, questa grave questione.
Forse sono tutti troppo impegnati a guardare la pagliuzza nell'occhio del M5S dove pare che qualche portavoce non abbia restituito quanto legalmente gli spetta delle indennità ma al quale ha rinunciato a seguito dell'accettazione del codice etico del movimento fondato da Beppe Grillo, anziché badare all'enorme trave nell'occhio dei soliti vecchi protagonisti della (non) politica italiana.
Alfonso Minutolo
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