Tu sei qui: Lettere alla redazioneServono le riforme, l'accorato appello di Giuseppe Di Lieto
Inserito da (Admin), venerdì 21 settembre 2012 10:05:30
Riceviamo e pubblichiamo lettera del dottor Giuseppe Di Lieto, lettore de Il Vescovado, in materia di politica economica.
Gentile Redazione,
in questi giorni fioriscono sul vostro portale interventi in tema di politica economica.
Consentitemi di dire la mia, quella di un uomo di strada.
Il prof. Brunetta ha fatto un elenco dettagliato di quanto si può fare per abbassare il debito e di conseguenza lo spread.
Ma prof. Brunetta se non si aggredisce la spesa e non si fanno le riforme, quelle vere non di facciata, non si va avanti. E le riforme vere non sono quelle consociative, cioè quelle che non fanno male a nessuno.
Alla fine del suo intervento dice: "mettere fine al non più sopportabile consociativismo che dal dopoguerra ha soffocato e soffoca il nostro paese"
Giusto. Sacrosanto!
Ma andiamo un po' più lontano.
Nel ventennio imperava il corporativismo, che non è stato minimamente smantellato con l'avvento della Repubblica.
Gli ordini professionali (non si può espletare una professione se non iscritto all'albo) ne sono un esempio eclatante, smantellato solo in minima parte dal decreto Bersani.
Successivamente è comparso il consociativismo, per cui non si fa niente se non sono tutti d'accordo.
Corporativismo, consociativismo ed aggiungo demagogia e corruzione, non hanno prodotto riforme, o meglio hanno prodotto quelle riforme in cui PANTALONE paga.
Ecco come si è formato quel debito incredibile.
Ora si parla di vendere i beni pubblici, ma lo abbiamo già sperimentato negli anni 90 con risultati dubbi (vedi l'interessante articolo del dr. Gallo quando cita tra gli altri l'immobile venduto e poi preso in affitto dal parlamento) ma quanti altri regali e a chi.
E' solo una goccia dottor Gallo.
Come d'altronde è una "pezza" l'intervento della BCE sullo spread.
Servono le riforme, quelle vere purtroppo, quelle che fanno male a chi vive di privilegi.
E con il nostro debito viviamo tutti di privilegi (alcuni li chiamano servizi essenziali).
Ma la mia impressione è che i giovani vogliono arrivare ad avere quei privilegi (e li capisco), per cui si fa dura......
Per concludere: ascoltavo l'altro giorno in TV Eugenio Scalfari che, alludendo alle cose da fare, portava l'esempio degli spaghetti da consumare, quello che cambiava è che un politico li avrebbe condito col prezzemolo mentre un altro con la menta.
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