Tu sei qui: Lettere alla redazioneRicordando un amico
Inserito da (admin), giovedì 3 maggio 2018 12:44:09
di Antonio Schiavo
Per il ponte del primo Maggio sono stato a Domodossola: giornata uggiosa e triste.
La Alpi, a un passo, avvolte da nembi minacciosi; ogni tanto, più da presso, un baluginio di lampo seguito dal cupo rombo di un tuono. Due gocce, poi il diluvio.
A quell'ora forse, a Ravello, il sole se ne stava andando dietro le montagne di Scala, epilogo di una giornata luminosa o, almeno così la immaginavo.
Chissà quante volte Giulio, il mio amico d'infanzia, ci avrà pensato mentre viveva la sua solitudine, forse le sue difficoltà, qui a un tiro di schioppo dalla Svizzera dove era andato perché a Ravello, a quei tempi, c'era poco lavoro e ancor meno per i ragazzi come lui.
Solare, un po' folle, nel senso bello del termine: capitava che ti scansasse appena quando, a rotta di collo, scendeva vorticosamente le scale da S.Antonio, imitando il suono del motore di una fuoriserie che, inevitabilmente e irrimediabilmente si sfasciava contro il muro di casa Borgese.
" Crash-boing-dingle-bang" era il fumettistico , onomatopeico grido alla fine della corsa per simulare quell'incidente solo immaginato in una fantasia fervida e simpaticamente bizzarra.
Ti ricordi, Giulio, il tuo presepe nella sagrestia della Chiesa di S. Francesco o sulle pareti della nostra Associazione padre Kolbe, dove i chiodi erano più dei fili del muschio e il battere del tuo martello assomigliava ai rintocchi delle campane all'ora della Compieta?
Qui, a Domodossola, dalla tua finestra cercavi chissà di scambiare quelle vette altissime con quella minuscola di S.Maria dei Monti dove andavamo per la tradizionale scampagnata settembrina.
E se pioveva come sta capitando oggi? Se scendeva quella bruma appiccicosa che ne avvolgeva le pendici perennemente innevate e i costoni? La malinconia forse stringeva il cuore, una lacrima rigava il tuo volto altrimenti sorridente come quando, in Piazza Vescovado sui tavolini di un bar, ci facevi assistere allo scontro tra due automobiline di latta e ne simulavi anche l'incendio.
Non amo andare al cimitero e, men che mai, portare fiori sulle tombe ma mi son detto che per la tua, quando tornerò a Ravello, farò un'eccezione.
Un fiore, forse una schiocca di glicine come quella che, di questi tempi di inizio primavera, colorava lo scenario della strada che ti riportava, Forrest Gump ravellese, sempre di corsa a casa tua da mamma Alda.
Buon riposo, amico Giulio.
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