Tu sei qui: Lettere alla redazioneLettera a mio fratello
Inserito da (redazionelda), lunedì 11 settembre 2017 07:26:26
di Antonio Schiavo
Fratello caro,
ci ho pensato un po' prima di scriverti. Sai, qualche buontempone potrebbe pensare che noi due siamo dei bastian contrari rispetto alla candidatura bulgara di Ravello-Costa d'Amalfi a Capitale italiana della cultura 2020. Ho già scritto e lo hai opportunamente ribadito che la stessa non può che considerarsi un lodevole tentativo di dare una svolta concreta alle politiche culturali, il più delle volte disorganiche e improntate a municipalismo, dei 13 Comuni costieri con Agerola.
Al momento non conosciamo come si articolerà il progetto e quindi ogni riflessione rischia di essere prematura o, peggio, frutto di pregiudizio. Fra qualche giorno ne sapremo di più e, se ci sarà consentito (visti i tempi e i personaggi) tutti i cittadini potranno confrontarsi in maniera serena e obiettiva.
Stavolta ho ritenuto comunque di dover chiedere ospitalità al Vescovado esclusivamente per continuare a condividere anche con i quattro lettori che mi seguono, semplici pensieri in libertà sulla Fondazione Ravello e su quella che i bravi chiamano la sua governance.
Circa tre anni fa, quando seppi che l'allora Sindaco di Ravello ti aveva chiesto di far parte del Consiglio di Indirizzo della Fondazione, se ricordi ti espressi il mio dissenso.
Non era un parere preconcetto, né vincolante: infatti non mi ascoltasti.
Era piuttosto una valutazione serena che poggiava su alcune elementari considerazioni che oggi, in breve, voglio rammentarti anche alla luce degli ultimi avvenimenti.
1) Quando ti dissi che la proposta mi appariva come una condanna a fare la foglia di fico in quel caravanserraglio politico che era diventata la Fondazione (tutti contro tutti, gli attuali amici che si sbranavano e che dicevano l'opposto di quanto asseriscono oggi, le denunce, le lettere e i dossier segreti e secretati, le dimissioni e i cavalli di ritorno, la supina subalternità a decisioni prese altrove e dai soliti noti) mi rispondesti che le tue competenze potevano e dovevano essere messe disinteressatamente al servizio del nostro amato paese come aveva sempre fatto papà.
2) Quando ti replicai che il tuo sapere e la tua esperienza sarebbero state con molta probabilità non considerate e schiacciate dai cavilli, dalle lotte intestine (queste sì politiche), dagli atteggiamenti tartufeschi, dalle smanie di protagonismo, dalle diatribe da azzeccagarbugli ( Manzoni non se ne abbia a male se, a corrente alternata, questo epiteto è stato reciprocamente affibbiato in tempi ormai dimenticati in nome della concordia per omnia saecula saeculorum) , affermasti che il Consiglio di Indirizzo era l'Organo deputato appunto per orientare le scelte e i programmi, nel solco di una tradizione culturale già ben radicata a Ravello prima che questi soloni venissero a presentarcela come verbo divino.
3) Io dubitavo della valenza in tale senso del Consiglio di Indirizzo, composto anche (almeno da quanto si legge sul Sito della Fondazione) da personaggi che sembrano più specchietti per le allodole che realmente coinvolti ed interessati. Mi piacerebbe sapere qual è stato il loro contributo di presenze e di atti. Inutile dire che la tua opinione fu completamente diversa e che ti fidavi ciecamente (non certo per affinità politica) di coloro che ti volevano in Fondazione. A proposito, per tutta la canea di questi giorni, sarebbe importante sapere come mai nelle lettere di denuncia del C.d.I. ci sono sempre e solo tre firme (forse veramente siete isolati?) o a C.d.A. così importanti si ritenga opportuno partecipare solo in call conference. Perché non, allora, con i segnali di fumo?
4) Ti trasmisi, infine, una riflessione: come potevi tu, semplice Direttore di Conservatorio, confrontarti o esprimere un'opinione al cospetto di personalità del calibro di ex Sindaci, direttori, professori, rappresentanti di Comunità Montane , ASL, Consiglieri del Re (a questi curricula manca solo la porpora cardinalizia)? "Ravello è la città della musica" mi rispondesti " e di questa materia almeno un po' ne capisco e potrei essere utile alla causa".
Oggi, se da un lato apprendiamo che esistono le "delibere morali" , dall'altro si dice che bisogna sistemare le cose dal punto di vista legale (delle due, l'una). Da una parte si dichiarano irregolarità talmente gravi da interessare l'Autorità Anticorruzione e che- sempre se il nostro Direttore ha sentito bene - le stesse potrebbero avere un profilo penale, dall'altra campana (o dalla stessa, non si capisce più niente) si replica che si tratta "de minimis", che la presunta incompatibilità del RUP sarebbe un "accessorium" e che ci sono fondati sospetti sulla volontà dei consiglieri d'Indirizzo ( i soliti fantastici tre) di voler solo mettere i bastoni fra le ruote e, da beceri disfattisti, destabilizzare una gestione di successo.
Col senno di poi, caro fratello, ti stai almeno chiedendo se questo fesso che oggi ti scrive, senza alcun titolo se non quello di modesto conoscitore della produzione avicola locale , qualche motivo di allerta e di dubbio aveva ragione ad insinuartelo?
Con affetto e ....un po' di rabbia.
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