Tu sei qui: Lettere alla redazioneLa pace siamo noi
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), lunedì 14 ottobre 2024 16:57:07
Di Paolo Russo - ANPI Costiera Amalfitana
Nell'impotenza (inevitabile? voluta?) degli Stati occidentali e nel quasi-silenzio (indifferenza? assuefazione?) delle comunità, il computo delle vite spezzate a Gaza sta arrivando a 50.000. Più o meno 50 a 1 nel rapporto con l'esecrabile aggressione di Hamas di un anno fa. Cinquantamila esseri umani sono più di quanti ne risiedano in tutta la Costiera Amalfitana. A ciò va aggiunto il totale dei feriti, degli amputati, di chi ha avuto distrutte la famiglia, la casa, l'ambiente di vita, la dignità personale. Il governo e l'esercito israeliani hanno scelto di rinnegare i principi del diritto e di acquisire le stesse modalità delinquenziali degli aggressori: sono passati dalla legittima difesa alla vendetta. Ed è una vendetta insaziabile, che ha smesso di distinguere tra bersagli civili e militari, attaccando nel suo furore persino gli ospedali, le scuole e le missioni internazionali. A Gaza e in Cisgiordania si sta consumando il genocidio deliberato del popolo palestinese, già vittima da oltre 50 anni di violenze e sopraffazioni. Così facendo, che cosa hanno ottenuto i missili israeliani? Hamas è ancora attiva, sono invece centuplicate per i palestinesi le ragioni per odiare eternamente Israele: chi, tra i bambini che hanno subito simili orrori, troverà in futuro la forza interiore per non diventare anch'egli un terrorista? Vendetta genera vendetta, violenza genera violenza, la spirale dell'odio sta indirizzando il mondo verso una guerra totale e definitiva. La politica (che dovrebbe avere appunto il ruolo di scongiurare tutto questo) è invece tacita o connivente con l'andazzo bellicista e con gli interessi, neppure tanto occulti, dell'industria delle armi. Aspettarsi la pace dai governi appare una rinunciataria utopia. Se è quando ci ritroveremo anche noi sotto le bombe ci chiederemo un'altra volta "come è stato possibile..."? Che cosa possiamo fare, allora, in una realtà ormai impazzita? E' forse il momento che le singole persone, i cittadini si prendano la responsabilità della pace, un pezzettino ciascuno, magari anche nella nostra costiera che, a dispetto della sua bellezza, è pur sempre una parte del mondo. I suoi cittadini si sono mobilitati di frequente su temi generali, ci si può augurare che facciano altrettanto sul tema più generale e più importante di tutti. In almeno tre modi: 1) pretendendo (attraverso i rappresentanti politici a tutti i livelli, anche comunali) che l'Italia riconosca finalmente lo Stato palestinese, come premessa indispensabile per la convivenza tra i due popoli; 2) dando sostegno all'azione delle organizzazioni umanitarie (Emergency, Medici Senza Frontiere, etc.) che leniscono le sofferenze in quelle martoriate regioni; 3) esprimendosi apertamente in tutte le sedi (sui social, sulla stampa, nei posti di lavoro, nelle discussioni anche private, nelle petizioni on line, nelle realtà associative, etc.) perché si fermi la campagna militare attuata dal governo di Israele (dal governo, non dal popolo israeliano, va ripetuto per scoraggiare l'antisemitismo che Netanyahu usa per delegittimare chiunque si opponga alla sua politica di guerra). Sul primo e secondo punto l'ANPI ha in corso due iniziative già avviate anche a livello locale, i cui dettagli saranno comunicati a breve. La pace è il bene più prezioso ed è di tutti, perciò tutti sono chiamati a difenderla, per se stessi e per le generazioni future.
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