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Lettere alla redazione

Ciao Michele, compagno già lontano sulla strada

Inserito da (redazionelda), mercoledì 18 aprile 2018 19:46:22

Riceviamo e pubblichiamo lettera a firma della nostra lettrice Maria Rosaria Ansanelli, ravelleseche vive stabilmente nella provincia di bergamo.

Caro Direttore,

ti scrivo dalla provincia di Bergamo. Sono una dei tanti ravellesi in giro per l'Italia, anzi per il mondo. Ed il tuo giornale, ogni giorno, ci riporta un po' a casa. Ci fa respirare il profumo delle zagare, a primavera, ed il salmastro pungente dei primi flutti autunnali. E, con il sapore dei ricordi, il tuo giornale ci aggiorna sulla vita che si svolge a migliaia di chilometri da noi. Notizie belle, notizie brutte, o allegre, o tristi. E così, ieri mai avrei voluto leggere la notizia della tragica morte di Michele Cretella, un amico dei tempi della scuola, un compagno quasi di banco degli anni del Liceo Classico di Amalfi. Scusa se, ora, uso le pagine del tuo giornale per dirgli addio, non avendo potuto farlo in altro modo, a mille chilometri di distanza. Fai di questa mia l'uso che meglio credi. Le mie parole sono quasi un dovere verso Michele e spero che, dovunque ora lui sia, possano arrivargli. E serviranno, forse, a dare balsamo al mio cuore addolorato.

Caro Michele, quanti anni sono passati dai tempi del Ginnasio e Liceo ad Amalfi? Tanti, tanti. Ci siamo incontrati e conosciuti cinquant'anni fa, una vita fa....Tu seduto dietro il mio banco, accanto a tuo cugino (se non ricordo male), per cinque anni, a dividere ogni giorno di scuola, incontrandoci il mattino presto e portando, nella IV B dell'allora Ginnasio e poi, via via sui banchi del Liceo, la nostra giovinezza, allegria, talvolta irruenza. Tu, però, eri sempre misurato, attento a non perdere una parola delle spiegazioni degli insegnanti, quasi assillato dall'impegno che ponevi nello studio, come se ti misurassi sempre in una sfida più grande delle tue forze. E sempre, sempre, Michele, si capiva la grande volontà che mettevi dentro lo studio. Chi lo sa quante lunghe serate hai passato a ripassare e ripassare, mentre noi, ormai alle soglie della gioventù, pensavamo ai primi battiti amorosi e facevamo i... cretini a raccontarci stupidaggini, nelle prime sere di primavera. Poi, come avviene nella vita e non nelle fiabe, le strade di tutti noi si sono divise. Qualche incontro occasionale, sulla spiaggia di Castiglione o in piazza, a Ravello. Tu sempre affettuoso, gentile, " Ansanellina ", mi chiamavi, come fin dai tempi della scuola.

Non so, Michele caro, cosa sia successo in tutti questi anni, nella tua vita, nel tuo cuore, nella tua mente. Forse eri, o meglio ti sentivi solo (sicuramente non lo eri, pareva a te ...), forse l'aver cessato l'attività lavorativa ti aveva creato degli smarrimenti, forse aver dato tanto impegno in tutto ciò che hai fatto in cinquant'anni, ti aveva lasciato senza energie, con un mal di vivere che i più non conoscono, ma che è più lancinante di una ferita al cuore, che ti attanaglia le viscere, che ti toglie il respiro. E così te ne sei andato, in un pomeriggio di sole di primavera, davanti a quel mare che amavi. Ora, Michele, non so dove sei, non so neppure se mai potranno raggiungerti queste mie parole. Ma mi piace pensarti sorridente, in un universo parallelo, sorridente e in pace con te stesso, perché le sfide sono finite ed ora puoi solo volare in alto, sempre più in alto. Continua la tua strada, Michele, amico mio e di tanti, e sappi che, dentro di noi, non morirai.

Ciao, buon viaggio, compagno già lontano sulla strada.

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