Tu sei qui: Storia e StorieReferendum 2 giugno 1946: quando la regina Maria José si mise in fila per votare
Inserito da (redazionelda), mercoledì 1 giugno 2016 10:53:11
di Donato Sarno
Come è noto, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e a motivo delle conseguenti vicende politiche, la Famiglia Reale per alcuni mesi soggiornò a Ravello; cessata poi la guerra, si decise di demandare la scelta tra Monarchia e Repubblica al popolo italiano, chiamato a pronunciarsi in merito con apposito referendum, che ebbe luogo esattamente settanta anni fa, il 2 giugno 1946.
La consultazione, in cui si elessero altresì i componenti dell'Assemblea Costituente, registrò un'altissima affluenza e vi parteciparono anche le donne, da poco ammesse al voto in virtù dei decreti legislativi luogotenenziali n. 23 del 2 febbraio 1945 e n. 74 del 10 marzo 1946. Tra le tante persone che si presentarono per esprimere la propria preferenza giunse anche, verso le 20.30 del 2 giugno 1946, nel seggio di Roma presso la scuola elementare di Largo Brazzà, una donna, alta ed elegante, la quale si pose rispettosamente in fila cogli altri votanti per attendere il proprio turno.
I presenti però subito si resero conto che quella donna era la Regina Maria Josè, moglie del Re Umberto II, e subito le fecero largo, in segno di rispetto, perché passasse avanti. La Regina protestò di voler rispettare l'ordine della fila ed accolse la richiesta solo dopo reiterate insistenze, salutata da un caloroso applauso. Entrata nell'aula, Maria Josè si rese conto con imbarazzo di non aver portato con sé i documenti di riconoscimento, per cui disse che, in ossequio alla legge, sarebbe andata a prenderli e poi sarebbe ritornata. Gli scrutatori e il presidente di seggio (che era una donna) ovviamente evidenziarono che la Regina era conosciuta da tutti e quindi la ammisero al voto, vincendo le sue resistenze. Per correttezza, Maria Josè rifiutò la scheda del referendum, ritenendosi direttamente interessata, e votò esclusivamente per l'Assemblea Costituente.
In Costiera Amalfitana, come in tutta l'Italia meridionale, la maggioranza si espresse per la monarchia, ma a livello nazionale, anche se per poco, vinse la Repubblica, tranne che a Ravello dove vi fu un plebiscito monarchico. Alcuni misero in discussione in risultato, denunciando pretesi brogli ed irregolarità, e volevano contestarlo, ma Umberto II accettò il verdetto delle urne e, tra la commozione e il dolore dei suoi fedeli, prese la via dell'esilio. In tal modo il sovrano evitò, lodevolmente, che l'Italia potesse cadere in una nuova guerra civile, con altro inutile spargimento di sangue dopo tanti anni di guerre e sofferenze.
Nella foto la principessa Maria Josè nel 1924 all'uscita dalla Cattedrale di Ravello. Sulle scale, poco più avanti, il principe Umberto.
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