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Scritto da (redazionelda), mercoledì 18 novembre 2020 22:29:57
Ultimo aggiornamento giovedì 19 novembre 2020 07:28:06
di Salvatore Sorrentino*
È uno dei principali esempi dei figli della Seconda Guerra Mondiale. Cosimo. Basta il nome. Ci ha lasciati.
È nato, come me, come suo fratello, scomparso recentemente, e come alcuni altri sparsi per il mondo, per lo più anch'essi andati via, è nato, dicevo, intorno al cortile del n° 1 di Via dell'Annunziata, di fronte all'androne della monumentale chiesa.
Tutti abbiamo vissuto le difficoltà, le privazioni, ... la miseria, prodotte dalla guerra. Queste cose erano, per noi, la normalità. Arrangiarsi, per noi, non era l'eccezione, era la norma.
Una conseguenza di quell'esperienza? Oggi il coronavirus non ci spaventa; ci fa mettere in guardia, ci fa rispettare le regole. Regole che, allora, erano ben altre, erano ben diverse, da quelle di oggi, che si vive sì, momentaneamente, in difficoltà, con qualche privazione, ... non nella miseria.
Tutti abbiamo appreso, da quella situazione, che potevamo uscirne in un solo modo, col lavoro. E ci siamo messi a lavorare. E abbiamo lavorato. Sodo. Molto sodo.
Abbiamo rifatto l'Italia.
E Cosimo è uno di quelli che, sono convinto, più di molti, ha lavorato, ha sgobbato, si è privato di tante cose belle della vita, per lavorare.
Me lo ricordo quando tornava da un giro per le regioni d'Italia, col suo furgone, rosso, stracarico di oggetti di ceramica e simili.
Lo avvicinavo. Gli chiedevo dove avesse trovato tutta quella ricchezza. Me lo spiegava. E, sempre, mi raccontava del numero di nottate passate a... dormire nel furgone. E aveva, ora, fretta di andare dalla sua amata, amatissima moglie, per godersi di un saporito pasto e un meritato riposo, assieme a lei, accanto a lei.
E così, come tanti altri Italiani, s'è creata una discreta posizione. Ha creato una famiglia e, sempre col suo onesto lavoro, con tanti sacrifici, ha creato il domani per i suoi figli, e pure per i suoi nipoti.
E tanto ha fatto pure per il suo paese, per la sua Ravello: negozi, abitazioni, lavoro per i suoi dipendenti, e... per la realizzazione della strada interpoderale fino alla località Traversa.
Le male lingue, che non mancano mai al mondo, dicono che l'avrebbe fatto per raggiungere la sua casa, la sua proprietà. Tutti, non lui solo, siamo stati partecipi di questa realizzazione per un miglioramento della nostra proprietà agricola.
Nessuno, però, parla di quanto grande è stato il suo contributo per la realizzazione di quest'opera pubblica, non privata. È tempo, ora che ci ha lasciati, che io lo dica: senza l'aiuto di Cosimo, non sarei giammai riuscito a portare a termine quell'opera. Senza il suo aiuto, il suo incitamento, il suo conforto, il suo pungolo, ... non ce l'avrei fatta.
E, quando è stato necessario, non ha esitato ... a mettere mano alla tasca. E pure pesantemente. I contributi dei soci del Consorzio Limonicoltori Ravellesi sono stati tutti sostanziosi, tutti proporzionati al valore delle loro proprietà. Il contributo di Cosimo è stato pari quasi alla metà della somma totale che il Consorzio ha sborsato per la realizzazione del completamento della strada.
"Cosimo, perdonami se ho svelato questo segreto che in pochi abbiamo custodito".
E, dopo aver tanto lavorato, ha pure tanto sofferto. Io, quasi mi sento corresponsabile delle sue sofferenze fisiche; la prima volta che Cosimo è andato in ospedale, è partito da un punto della costruenda strada: stavamo aiutando il Direttore dei Lavori, a prendere delle misure, quando Cosimo rimase, fermo, appoggiato al parapetto. Lì per lì, pensai che lo facesse per la stanchezza. No. Lo feci accompagnare direttamente all'ospedale.
E cominciarono le sofferenze che lo hanno portato, per anni, a oggi.
Ciao, Cosimo. Oggi raggiungi tuo fratello Gino, 'o mericano, altro cittadino partecipe della rinascita del nostro Paese, il quale ti ha di poco preceduto. Io sono nato alcuni, pochi, anni dopo di voi, laggiù, abbascio 'a Maronna. Così la chiamavamo da bambini. E dopo di voi raggiungerò la meta. Convinto di far parte anch'io di quella generazione che ha sollevato il nostro Paese dalle rovine della guerra.
Questo Bel Paese, che tanto ci ha fatto soffrire, quando nemmeno si sentivano, le sofferenze, ma che ci ha pure, in ogni modo, cresciuti, educati, formati, temprati.
Arrivederci, Cosimo!
*già sindaco di Ravello
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