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Tu sei qui: SezioniAttualitàAtrani, rovi ed erbacce nascondevano il tesoro della natura: scoperta una "nuova" grotta di Masaniello [FOTO]
Scritto da (Redazione), sabato 2 maggio 2020 13:24:15
Ultimo aggiornamento sabato 2 maggio 2020 20:20:28
Il periodo di isolamento forzato e l'impossibilità di spostamenti ha indotto tante persone, specie in Costiera Amalfitana, a riconciliarsi con la natura. Sono stati in tanti ad essere ritornati alla terra, giovani che non avrebbero mai pensato di ripulire i terrazzamenti dei propri nonni per coltivare gli ortaggi che tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate saranno maturi.
E c'è chi, invece, durante la potatura di aree verdi incolte ha scoperto un tesoro. Come nel caso dei volontari impegnati nei giorni scorsi nella campagna di pulizia sul Monte Aureo, che domina il borgo di Atrani. Presso il Santuario di Santa Maria del Bando c'è bisogno di ripristinare le macere a secco crollate a causa delle abbondanti piogge dell'inverno scorso. Nei terreni prospicienti le meravigliose grotte carsiche dette "di Masaniello" (la leggenda vuole che siano state l'ultimo rifugio del capopopolo napoletano, Tommaso Aniello, la cui madre era Antonia Gargano di Atrani, prima di essere ucciso nell'attentato del 16 luglio 1647, avvenuto nella Chiesa del Carmine di Napoli) il taglio di piante spontanee, arbusti e rovi ha restituito una cavità non visibile prima. All'interno la sorpresa: una colonna calcarea, che sembra proprio sostenere l'ingresso, prodotta dall'incontro di una stalattite e una stalagmite. La sua formazione ha richiesto richiede moltissimi anni, oltre mille: i depositi minerali si accumulano nel tempo fino alla creazione di una roccia. È per questo motivo che l'incontro tra le due parti è molto raro.
Si è scoperto che gli anfratti sono collegati da cunicoli con sentieri calpestabili. All'interno altre stalattiti si sono formate e piccole stalagmiti timidamente cercano di guadagnare terreno grazie a concrezioni calcaree dalle sfumature di verde e marrone.
Un masso a forma di sedile invita al riposo, all'ingresso di questi piccoli anfratti tra loro comunicanti.
Nel testo di Luigi Corniello "Memoria, misura e armonia del patrimonio eremitico in Costa d'Amalfi" di autori vari del 2013, che anche su questo versante di montagna, nel Medioevo, vi erano cenobi ed eremi. Con tutta probabilità si tratta dei resti di quei luoghi in cui le comunità religiose trascorrevano le loro giornate in solitudine, penitenze e preghiera.
Al tempo le grotte costituivano un punto di riferimento per l'edificazione di Santuari o semplici chiese rupestri e non a caso nei pressi delle grotte è stata poi edificata, su un'altura stabile, sovrastante una cisterna, la Chiesa di Santa Maria del Bando diventata poi Santuario nel 1944 ad opera di monsignor Bonaventura Jovene, con il benestare della Santa Sede.
In ogni caso questi incavi sono il frutto di uno straordinario gioco della natura in cui la percolazione dell'acqua, il vento e la particolare tipologia della roccia, facile all'erosione e ai franamenti, hanno lavorato per offrire uno spettacolo suggestivo, ancora oggi. Un tesoro della nostra splendida Costiera Amalfitana riportato alla luce che da oggi dovà essere tutelato e valorizzato.
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