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Tu sei qui: RubrichePersonaggiScurati e il suo amore per il borgo di Torello: «Paesaggio rurale da tutelare»
Scritto da (Redazione), mercoledì 15 luglio 2020 09:42:07
Ultimo aggiornamento mercoledì 15 luglio 2020 11:35:23
Pubblichiamo l'articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno di lunedì 13 luglio a firma di Michelangelo Iossa.
«Credo che Torello oggi incarni il vero spirito di Ravello. Questo borgo è parte di quello che l'Unesco ha definito ‘paesaggio vivente' - riferendosi alla Costiera amalfitana - che non esiste in natura ma che è, invece, natura permeata di cultura. È uno sposalizio felice tra la natura stessa e il lento e intelligente lavoro dell'uomo». Il romanziere Antonio Scurati racconta il borgo di Torello. Nessun negozio, nessuna attività commerciale e un centinaio di anime che vivono in una frazione della più nota Ravello. Un borgo che per lo scrittore - che ha conquistato, tra gli altri un Premio Strega e un Premio Campiello - è ancora un «luogo antico, meraviglioso e appartato, proprio come mi apparve quando lo vidi per la prima volta negli anni ‘70».
Un borgo che per lo scrittore - che ha conquistato, tra gli altri un Premio Strega e un Premio Campiello - è ancora un «luogo antico, meraviglioso e appartato, proprio come mi apparve quando lo vidi per la prima volta negli anni ‘70». Poco più di quarant'anni fa questa frazione di Ravello entrò nel cuore, nei sensi e nella vita di Scurati, che decise così di eleggerla a suo buen retiro. «La mia famiglia acquistò una casa contadina con piccoli terrazzamenti di limoni e orti molto curati.
Quella casa è l'epicentro delle nostre estati da quattro decenni - spiega lo scrittore - quando arrivammo qui non era stata ancora costruita la rotabile (l'attuale via della Repubblica che congiunge il centro di Ravello con il borgo di Torello, ndr) e il limite della strada era la chiesa di San Cosma. Raggiungevamo la nostra casa soltanto a piedi, affrontando lunghe scalinate: arrivare a Ravello, nella sua piazza per poter incontrare i nostri amici era piuttosto faticoso». «La mia famiglia acquistò una casa contadina con piccoli terrazzamenti di limoni e orti molto curati. Quella casa è l'epicentro delle nostre estati da quattro decenni - spiega lo scrittore - quando arrivammo qui non era stata ancora costruita la rotabile (l'attuale via della Repubblica che congiunge il centro di Ravello con il borgo di Torello, ndr) e il limite della strada era la chiesa di San Cosma. Raggiungevamo la nostra casa soltanto a piedi, affroncolo tando lunghe scalinate: arrivare a Ravello, nella sua piazza per poter incontrare i nostri amici era piuttosto faticoso».
Ma è forse questo l'elemento-chiave che fa di Torello il luogo che meglio interpreta lo spirito dell'area ravellese e, per estensione, dell'intera costiera: «Il borgo è ai margini della frenesia turistica ma, allo stesso tempo, non è distante da Ravello, uno dei luoghi più amati e celebrati dai visitatori di tutto il mondo». Nato a Napoli nel 1969, ma cresciuto a Venezia negli anni della formazione scolastica, Scurati vive e lavora a Milano, città che recentemente gli ha conferito l'Ambrogino d'Oro: alcuni dei suoi titoli - da Il Sopravvissuto a Il tempo migliore della nostra vita e, soprattutto, M. Il figlio del secolo - sono oggetto di grande attenzione da parte del pubblico e della critica specializzata internazionale. È notizia degli ultimi giorni che M. L'uomo della provvidenza, secondo attesissimo capitolo della trilogia scuratiana di cui Benito Mussolini è protagonista, sarà nelle librerie a settembre e che la casa di produzione Wildside ha acquisito il diritti del precedente M. Il figlio del secolo per trasformare il libro «che racconta il fascismo come un romanzo, dall'interno, senza filtro politico e ideologico» in una serie televisiva dedicata a quella «storia della Storia che ci ha resi quello che siamo oggi». Come tutti i libri di Antonio Scurati, anche questo ultimo tassello della sua carriera deve qualcosa a Torello: «Tutti i miei romanzi - rivela Scurati - sono stati scritti, integralmente o parzialmente, in questa casa. Per scrivere il libro Il bambino che sognava la fine del mondo feci ancora di più: presi in affitto un piccolo appartamento nel cuore antico di Torello, poco distante dalla nostra abitazione.
Uno spazio piccolo, destinato unicamente alla stesura del mio romanzo!» La casa della famiglia Scurati si trova a San Pietro alla Costa, segmento ravellese che sovrasta il borgo e la chiesa di San Michele Arcangelo a Torello, e si è progressivamente trasformata in luogo d'elezione per i genitori Rosaria e Luigi e luogo di ispirazione per i due fratelli dello scrittore. Marco, il più grande dei tre Scurati, è un imprenditore e vive a Venezia; nel 2019 è stato local coordinator di due padiglioni della Biennale d'Arte, uno dei quali - quello della Lituania - ha conquistato il Leone d'Oro. Il più giovane dei tre è Lorenzo, fotografo, videomaker e regista, oggi firma di punta di molti special e documentari di Atlantide, programma del giornalista Andrea Purgatori in onda su La7.
Il carattere rurale e monumentale di Torello è al centro dell'attenzione di Antonio Scurati, un carattere che va tutelato: «Si intravedono alcuni segni di degrado intorno a questo borgo. Terrazzamenti abbandonati, incuria, sterpi e serpi. Viene in mente il titolo di un libro di Carlo Levi, Il futuro ha un cuore antico: l'incontro tra la grandiosità della Storia e l'incanto della natura raggiunge in questo luogo una sintesi perfetta. Questa straordinarietà si traduce anche in una responsabilità: non possiamo permetterci di credere che esista una sola ‘eredità passiva' dei luoghi, non siamo eredi testamentari che certificano soltanto l'esistenza di un patrimonio. Il futuro del borgo di Torello risiede nel preservare ciò che è un valore sommo. In un'ottica di modernità, è doveroso tutelare il suo paesaggio rurale».
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