Tu sei qui: Storia e StorieIl culto dell'Addolorata di Torello
Inserito da (redazionelda), sabato 19 settembre 2015 22:17:05
di Salvatore Amato
L'identità religiosa dell'antico casale di Torello si riconosce nella venerazione tributata alla Beata Vergine Addolorata.
La diffusione del culto avvenne nel corso del XVIII secolo, nel periodo in cui era parroco della chiesa di San Michele Arcangelo Don Lorenzo Risi, tesoriere del Capitolo della Cattedrale di Ravello, che nel 1759 fece realizzare la statua argentea di San Pantaleone, ancora oggi portata in processione.
Il 22 novembre 1739, come risulta dagli atti del notaio maiorese Francescantonio Venosi, "per la devozione la quale ha sempre professato e tuttavia professa alli dolori della Vergine Santissima", fondava una cappella dedicata all'Addolorata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Paradiso, esistente tuttora lungo la strada che dalla frazione di Torello conduce a Minori, con l'onere di celebrarvi una messa votiva ogni settimana, di venerdì, e la festa dell'Addolorata, che in quel tempo cadeva il venerdì precedente la Domenica delle Palme.
Secondo le disposizioni del Risi, alla sua morte il diritto di patronato sulla cappella doveva passare in beneficio del Notaio Luise d'Amato e ai suoi eredi e successori nella linea maschile. L'8 dicembre 1772 Don Lorenzo Risi decise la traslazione dell'altare nella navata destra della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Torello, con l'assenso del Vescovo Michele Tafuri e del Parroco pro tempore, Giacomo Gargano.
L'altare era sormontato da una tela raffigurante la Vergine, come risulta dall'inventario redatto nel 1811 dall'economo curato, Pantaleone D'Amato, nel quale si rivela pure la presenza di un'altra immagine della Mater Dolorosa, al lato dell'antico crocifisso ligneo che si trovava nella navata a destra dell'altare maggiore, e barbaramente trafugato negli anni settanta del Novecento. Nel 1837, Nicola Mansi, zio del futuro sacerdote torellese Ferdinando, per consentire al nipote di accedere al sacerdozio, fondò, presso l'altare dell'Addolorata, una cappellania laicale, nominando amministratore il nipote. La dotò di alcune entrate provenienti dagli affitti di terreni, situati nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Paradiso, nel luogo detto Pastino, e nella località Salvatore, nel territorio di Marmorata.
La somma percepita, pari a circa 33 ducati e 19 grana annui, permise a Don Ferdinando anche la continuazione degli studi, che concluse a Roma, conseguendo la laurea in diritto civile e canonico. Lavorò a Roma presso la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, allora chiamata Propaganda Fide, e fu l'autore della prima biografia ravellese di San Pantaleone e dell'inno latino "Ravelli pignus optimum", approvato il 5 agosto 1853 e cantato ancora oggi nelle feste del Santo Patrono di Ravello.
Verso la metà dell'Ottocento, l'altare dell'Addolorata venne arricchito da una statua della Madonna, portata in processione la terza domenica di Settembre, come testimoniava alla fine di quel secolo Mons. Luigi Mansi, nella sua celebre opera "Ravello Sacra-Monumentale". Per tale occasione, un decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 12 agosto 1869, stabilì che nella terza domenica di Settembre poteva celebrarsi con solennità la messa propria dell'Addolorata.
L'uso di celebrare la festa dell'Addolorata la terza domenica di settembre veniva suggerito anche nel 1895 dal Proprium festorum dell'Arcidiocesi di Amalfi, emanato dall'Arcivescovo Enrico De Dominicis. A confermare la crescente devozione verso la Madonna Addolorata di Torello, Pio IX (1846 - 1878), concesse un indulgenza plenaria settennale per tutti coloro che si fossero recati nella chiesa di San Michele Arcangelo in occasione della festa, a partire dai primi vespri.
Nel 1934, a seguito dei lavori di rifacimento dell'atrio, del tetto e dell'interno della chiesa, promossi dal parroco, Don Raffaele Mansi jun, e diretti dal padre, commendatore Nicola Mansi, l'altare dell'Addolorata venne demolito, mentre lungo le navate laterali veniva installata una Via Crucis in pietra locale scolpita, proveniente dalla località Petrito, e realizzata per L. 2600 dall'artista Giovanni Fiocchi di Vietri sul Mare.
Proprio Don Raffaele Mansi, a suggellare il culto liturgico dell'Addolorata, scrisse l'inno popolare, che ancora oggi si canta durante il Settenario e la festa a Lei dedicata, "Là sul calvario accanto, a te Maria Dolente, guarda pietosamente, la morte del Signor".
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