Economia e TurismoTurismo in Costa d'Amalfi: non è il prezzo che fa la qualità

Turismo in Costa d'Amalfi: non è il prezzo che fa la qualità

Inserito da (redazionelda), lunedì 19 giugno 2017 07:54:46

di Paolo Russo*
L'amico Sigismondo Nastri (cui, approfittando dell'ospitalità del Vescovado, mando un fortissimo abbraccio) coglie nel segno in buona parte della sua riflessione sul decadimento della "qualità del turismo" (clicca qui per approfondire).

Mi permetto di aggiungere soltanto qualche annotazione di approfondimento. La prima: le "strutture ricettive d'eccellenza" non necessariamente corrispondono a un turismo d'eccellenza, salvo che per eccellenza non si intenda unicamente prezzi alti e clienti ricchi. Perché non la ricchezza garantisce l'eccellenza (in tutti i campi, e men che meno nel turismo) bensì la cultura, cioè la sensibilità per fare proprio (e difendere) un paesaggio, per apprezzare (e difendere) un silenzio, per comprendere (e difendere) il senso autentico di una terra e di un mare. Quella cultura, insomma, che è, o dovrebbe essere, alla portata di tutti: attraverso la famiglia, la scuola, le agenzie educative, la vita associativa, il lavoro, e che è fatta di istruzione ma anche di bellezza, anzi di educazione alla bellezza.

Se quella che Sigismondo chiama "massificazione" del turismo ci ha rassegnato ai cortei di suv, alle musichette via radio, alle cartacce per strada e all'ombrellone selvaggio, è anche perché al buon gusto, al decoro dello sguardo e dei comportamenti non solo questa Costiera, ma la società intera sembra avere da anni rinunciato. E' il risultato, credo di poter dire, dell'apparente trionfo di un capitalismo d'assalto, che concepisce l'economia e l'esistenza tutta in termini di profitto e di mercato. Ed è appunto il mercato (attenzione!) a generare i "flussi frenetici di vacanzieri", perché il mercato ama la quantità (dei consumatori, delle imprese, dei flussi monetari) a discapito di qualsiasi qualità. I tuoi appelli alla moderazione, alla misura, caro Sigismondo, si scontrano con un rampantismo disposto a distruggere la purezza dell'aria, l'armonia dei panorami, pur di ottenere un reddito crescente: in nome di una produzione che annienta le sue stesse risorse. Dubito, poi, che possa essere la politica ad invertire la rotta, se è vero (come da oltre vent'anni è vero) che al giorno d'oggi si fa politica unicamente distruggendo la politica, e che (ahinoi) più urla distruttive si lanciano e più si ha successo.

La seconda annotazione che mi sento di fare è in pieno accordo, invece, con quanto Sigismondo Nastri sostiene: se il traffico veicolare è un problema, non si può risolverlo ospitando più veicoli. Piccoli interventi possono essere d'aiuto solo nel breve periodo (ausiliari, allargamenti di carreggiata, piccoli tunnel, semafori), ma è ad altro che occorre pensare. Altro nel senso di altre modalità di trasporto: il mare, prima di tutto, e poi un trasporto pubblico realmente sostitutivo del traffico privato, e che al traffico privato (almeno quello turistico) consenta di imporre opportune limitazioni. Lancio una provocazione finale: coi cento milioni che la Regione ha stanziato per la mobilità in Costiera, quanti ausiliari e per quanto tempo, quante corse di linea e per quanto tempo, quanti viaggi marittimi e per quanto tempo si potrebbero pagare?

*docente in Diritto, presidente del Consiglio comunale di Minori

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