Tu sei qui: Cronaca"Patto corruttivo" tra ex pm di Salerno e imprenditori di un consorzio: cinque arresti notificati dal Ros di Napoli
Inserito da (Redazione LdA), mercoledì 9 febbraio 2022 10:14:04
Cinque arresti per corruzione sono stati notificati dal Ros di Napoli nell'ambito di indagini coordinate dal procuratore Giovanni Melillo. A darne notizia l'ANSA.
Destinatari della misura cautelare in carcere con il beneficio dei domiciliari Roberto Penna, all'epoca dei fatti contestati sostituto procuratore a Salerno, la sua compagna, l'avvocato di Salerno Maria Gabriella Gallevi, e gli imprenditori Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi, quest'ultimo generale della Guardia di Finanza in quiescenza.
Contestati, a vario titolo, la corruzione per l'esercizio delle funzioni, per atto contrario ai doveri d'ufficio e in atti giudiziari, oltre che induzione indebita a dare o promettere utilità.
Vorro è Presidente dell'Unione dei Consorzi Stabili Italiani nonché fratello del presidente del Consorzio Stabile Conpat S.c.a.r.l., Ente capofila dell'ATI che si è aggiudicata la gara per i lavori di progettazione e realizzazione del depuratore consortile di Maiori.
Abusando della sua funzione e in cambio della promessa del conferimento di incarichi di consulenza professionale all'avvocato a cui era sentimentalmente legato, il magistrato Roberto Penna avrebbe promesso, e in alcuni casi anche fornito, agli imprenditori arrestati, aderenti a un consorzio, notizie coperte da segreto investigativo su indagini potenzialmente pregiudizievoli per le loro attività.
Lo scorso 14 luglio i carabinieri del Ros, su delega dell'ufficio inquirente partenopeo hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti degli arrestati. L'attività d'indagine dei carabinieri avrebbe fatto luce su un vero e proprio "patto corruttivo" tra il magistrato, a conoscenza, per ragioni d'ufficio, di informazioni coperte da segreto, e gli imprenditori del consorzio i quali avvalendosi della sua compiacenza sarebbero riusciti a evitare i provvedimenti interdittivi della Prefettura di Salerno, dove, peraltro, il consorzio in questione aveva la sua sede.
Gli imprenditori, inoltre, sempre avvalendosi dell'aiuto del magistrato, avevano intenzione di allacciare rapporti privilegiati con i funzionari del Palazzo di Governo di Salerno per conseguire la collocazione del consorzio nella cosiddetta "white list", un elenco istituito presso le Prefetture provinciali, al quale possono registrarsi le imprese che lavorano nei settori considerati più ad alto rischio di infiltrazione mafiosa. Tra gli obiettivi che si erano prefissati figura anche la sottoscrizione di un protocollo di legalità tra il loro consorzio e la Prefettura.
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