Tu sei qui: CronacaImmigrazione clandestina e documenti falsi: 45 indagati nel napoletano, nel giro anche avvocati e camorra
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), martedì 10 giugno 2025 15:21:17
Un'organizzazione articolata e ramificata che lucrava pesantemente sulla necessità di migliaia di cittadini stranieri di ottenere il permesso per lavorare e vivere regolarmente in Italia. È quanto emerso da una vasta operazione della Polizia di Stato, che ha portato all'emissione di misure cautelari personali e reali nei confronti di 45 persone, indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione con metodo mafioso, falso ideologico e truffa.
Tra gli indagati figurano avvocati, titolari di Centri di assistenza fiscale (CAF), mediatori stranieri, datori di lavoro compiacenti e soggetti legati alla criminalità organizzata, in particolare al clan Fabbrocino. Le misure sono state emesse dal GIP presso il Tribunale di Napoli ed eseguite oggi dagli agenti della Questura.
L'inchiesta ha portato anche al sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte nei comuni di San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano, nell'area metropolitana partenopea, operavano tre distinte associazioni per delinquere. Il loro obiettivo era quello di regolarizzare fittiziamente la posizione sul territorio italiano di migliaia di cittadini del Bangladesh, attraverso pratiche formalmente in regola ma in realtà basate su documenti falsi e dichiarazioni mendaci.
Il sistema prevedeva che, con la complicità di datori di lavoro disposti a firmare falsi impegni di assunzione e mediatori stranieri, venissero inoltrate richieste di nulla osta per lavoro subordinato. Le pratiche erano corredate da documentazione falsa, tra cui la fittizia disponibilità di alloggi e l'apparente regolarità delle condizioni contrattuali.
Per poter avviare la pratica, gli stranieri dovevano pagare somme fino a 9.000 euro. Un vero e proprio mercato della speranza, che ha generato un giro d'affari di diversi milioni di euro. Gli indagati lucravano su ogni richiesta, approfittando della vulnerabilità e della necessità di persone in cerca di una vita migliore.
Questo sistema illecito non è sfuggito all'interesse della criminalità organizzata. In particolare, il clan Fabbrocino sarebbe intervenuto sia con metodi estorsivi — imponendo il pagamento di "tangenti" ai professionisti coinvolti — sia partecipando attivamente alla gestione delle pratiche, attraverso propri affiliati.
L'inchiesta fa emergere un intreccio inquietante tra illegalità economica, professionisti infedeli e criminalità organizzata, a danno non solo dello Stato, ma anche e soprattutto di centinaia di persone in condizioni di bisogno, trasformate in merce da sfruttare.
Le indagini proseguono per delineare l'intera rete di complicità e le responsabilità individuali.
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