CronacaA tu per tu con Frank Prisinzano, il nuovo proprietario di Palazzo Mansi a Scala: ecco chi è lo Chef con l’anima da "Cuoco"

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A tu per tu con Frank Prisinzano, il nuovo proprietario di Palazzo Mansi a Scala: ecco chi è lo Chef con l’anima da "Cuoco"

«Coltivo questo ritorno in Italia da quando avevo 12 anni, dal giorno in cui vidi mia nonna firmare davanti ai legali per svendere le nostre proprietà in Puglia. Questo è un sogno che si avvera», ci ha confidato Frank Prisinzano durante una piacevole chiacchierata, sorseggiando un cocktail all’Hotel Santa Caterina di Amalfi

Inserito da (Admin), giovedì 21 luglio 2022 17:15:07

Classe 1965, lo Chef italo-americano Frank Prisinzano è una vera forza della natura. Lo abbiamo incontrato nel pomeriggio di mercoledì 20 luglio ad Amalfi, nel lounge di uno degli alberghi più prestigiosi della Divina, dove ci ha raccontato alcune delle sue esperienze, rispondendo alle nostre domande: impossibile non innamorarsi di lui a prima vista! Un mix esplosivo di sangue siciliano, pugliese e napoletano, Prisinzano è una persona genuina che unisce al pragmatismo dell'imprenditore americano quella parte di italianità, tipica del sud, che lo rende immediatamente riconoscibile.

Durante la piacevole chiacchierata, Frank ci ha descritto alcuni dei suoi progetti tra cui l'acquisizione di Palazzo Mansi a Scala. L'edificio, costruito probabilmente verso la fine del XIV secolo come sede vescovile, è di proprietà della famiglia Mansi dal 1789 e da tempo necessitava di un'importate lavoro di restauro che ora avverrà grazie all'intuizione di Prisinzano che ha acquisito anche i vigneti antistanti la struttura.

Accomodati nell'elegante salotto dell'Hotel Santa Caterina, in compagnia di Massimiliano D'Uva, abbiamo conosciuto meglio l'uomo che si accinge a rilanciare, non solo turisticamente, il borgo più antico della Costa d'Amalfi

Chef o Cuoco? Quale è la parola che meglio ti definisce?

Sono uno chef, anzi, ho le capacità di uno chef ma nel mio petto batte il cuore di cuoco. Io adoro la cucina contadina, la semplicità dei piatti che preparavano i miei nonni e i miei genitori: sono uno chef con l'anima di un cuoco!

Quanto le origini italiane hanno contribuito a sviluppare la tua passione per il cibo genuino e nella tua carriera da chef?

Tutto è legato alla mia italianità. Nei miei ristoranti, i menù e i piatti che propongo arrivano dal mio background familiare: gli spaghetti, la pasta, il pesce all'acqua pazza, piatti semplici dell'antica tradizione italiana.

Come proponi il cibo italiano nei tuoi ristoranti e qual è la ricetta più apprezzata?

Il piatto che i miei ospiti più gradiscono è anche il più semplice: gli spaghetti al limone! Per il resto, come ho già detto, prodotti genuini, piatti semplici, cordialità, piacere di ritrovarsi: meno elaborazione più sostanza, la gente lo apprezza.

Quando sei venuto in Costiera Amalfitana per la prima volta e cosa ti ha fatto innamorare a tal punto di voler aprire un'attività a Scala?

Sono stato in Costiera Amalfitana tantissime volte in vacanza. Proprio in questo albergo sono ormai di casa, ma amo il San Pietro di Positano e il Caesar Augustus di Capri, alberghi le cui famiglie sono l'anima della struttura stessa. La prima volta però è stato nel lontano 1979, quando mio nonno morì. Sono stato alcune settimane in Puglia e una ventina di giorni vicino Napoli, a Caserta. In quel periodo ebbi l'occasione di conoscere per la prima volta Sorrento e la Costiera Amalfitana: fu amore a prima vista. Quando mi hanno offerto la possibilità di acquisire questa proprietà a Scala, è stato come allora, un colpo di fulmine. Coltivo questo ritorno in Italia da quando avevo 12 anni, dal giorno in cui vidi mia nonna firmare davanti ai legali per svendere le nostre proprietà in Puglia, per quasi nulla. Ho compreso che c'era qualcosa che mi attraeva e che in questo luogo io potrò trasporre i miei sentimenti, la mia anima, per continuare una storia che ha superato indenne più di 5 secoli. Questo è un sogno che si avvera.

Scala è il borgo più antico della Costa d'Amalfi, molto vicino a Ravello e ad Amalfi nello stesso tempo. Un paesino intriso di storia, tradizioni e credenze popolari. Come pensi che la tua attività impatterà positivamente sul territorio?

Abbiamo davanti a noi un lavoro importante da realizzare e ne sento il peso e la responsabilità. Voglio che niente sia lasciato al caso e mi sono affidato a un team di esperti e consulenti che conoscono il territorio e, affiancati anche da storici. Ho grandi idee ma sono anche molto scaramantico: seguendo i miei social saprete tutto al momento opportuno (@frankprisinzano è il suo account personale molto attivo su Instagram, ndr)

Seguiamo i suoi social, in particolare Instagram, quanto la sua linea di comunicazione informale e senza troppi filtri ha contribuito a renderti un personaggio così amato?

Come avete avuto modo di vedere, non ci sono filtri nei miei racconti quotidiani. Quando faccio o penso una cosa la condivido con gli amici che mi seguono: nel tempo sono diventati davvero tanti e approfitto per ringraziarli per i tanti spunti di riflessione che loro stessi mi inviano quotidianamente.

In passato ti sei definito un artista punk. Tenendo conto che hai anche una radio tra le tue proprietà (East Village Radio), puoi spiegarci il motivo di questa descrizione e come la musica influisce sul tuo lavoro?

Il Punk Rock è il genere musicale che meglio definisce il mio essere, il contrario di tutto, così come la mia cucina e spero di riuscire anche qui a tramettere quella forza che solo un artista "punk" riesce a esprimere.

Sappiamo che il progetto di un albergo di charme a Scala non sarà solo un'attività ricettiva ma anche un'accademia "di cucina povera" come tu stesso l'hai definita. Sarà un posto in cui formare gli chef stranieri che vogliono apprendere i segreti della cucina italiana, oppure una fucina di giovani talenti locali?

La cucina italiana, tutta, è una cucina contadina, una cucina povera, semplice e che non ammette sprechi. Il mio sogno è realizzare un'accademia per quanti desiderano apprendere le tecniche e i segreti della cucina tradizionale che è alla base poi, al cuore, di ogni creazione, anche più complessa. Se vuoi conoscere la cucina italiana, bisogna iniziare dalla cucina contadina e non esiste nessuna scuola per questo. Non esistono professori e se io penso a un'Accademia, la penso aperta per tutti: chef professionisti, cuochi o semplici appassionati di buona cucina.

Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane che vuole cimentarsi nell'impresa di diventare chef?

Il ristorante è un lavoro duro, veramente molto duro: attenzione! Ci sono tante cose che si possono fare nella vita più semplici. Aprire un ristorante è davvero difficile, ciò però non significa che non ci si debba provare. Inseguire i propri sogni è l'unico modo per vederli realizzati: la fortuna aiuta gli audaci!

Grazie Frank per il tuo prezioso tempo, la prossima intervista la faremo a Scala!

Assolutamente sì, incrociamo le dita. Grazie di cuore a voi, un forte saluto e un forte abbraccio a tutti i lettori de Il Vescovado.

 

Foto e supporto tecnico intervista: Leopoldo De Luise

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