AttualitàMeduse intente a mangiare plastica al largo di Positano: l'impatto sull'ecosistema e sulla catena alimentare

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Meduse intente a mangiare plastica al largo di Positano: l'impatto sull'ecosistema e sulla catena alimentare

Proprio ieri, 19 dicembre, lo staff del Parco Marino Protetto Punta Campanella ha scoperto, al largo di Positano, vicino a Li Galli, alcuni esemplari intenti a mangiare plastica

Inserito da (Redazione LdA), lunedì 20 dicembre 2021 10:58:32

Che la plastica sia un flagello per gli ecosistemi marini e le creature che li popolano non è certo una novità. Quello che in molti non sapevano, tuttavia, è che questo rifiuto prodotto dall'uomo viene ingurgitato anche dalle meduse.

Secondo i ricercatori, se ripiene di plastica, le meduse, prede di numerose specie, potrebbero aumentare esponenzialmente il pericolo per la fauna acquatica e, naturalmente, per l'uomo che si nutre a sua volta di molte specie che le mangiano.

Proprio ieri, 19 dicembre, lo staff del Parco Marino Protetto Punta Campanella ha scoperto, al largo di Positano, vicino a Li Galli, alcuni esemplari intenti a mangiare plastica. Secondo un recente studio dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), quasi 50mila animali di 116 specie diverse nel Mediterraneo hanno ingerito plastica tra il 1980 e il 2019. Il 59% erano pesci ossei, tra cui molte che si mangiano comunemente: come sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni, scampi e gamberi rossi.

È chiaro che la plastica nei pesci che consumiamo eviscerati non finisce nel nostro organismo, ma quella ingurgitata dai molluschi, che sono consumati interi, sì.

Anche se al momento è difficile definire i possibili rischi per la salute umana, sono stati identificati una serie di problemi (ancora oggetto d'indagine) che potrebbero derivare dall'ingestione di microplastiche tramite prodotti ittici contaminati: dalla diretta interazione tra i materiali e i nostri tessuti e cellule, fino a un ruolo come fonte aggiuntiva di esposizione a sostanze tossiche.

Brutte notizie, insomma, per l'ecosistema costiero.

 

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