Tu sei qui: AttualitàLa sindrome del gallo
Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), sabato 25 aprile 2015 09:42:32
di Antonio Schiavo
C'era una volta un gallo così presuntuoso, ma così presuntuoso che pensava che il sole sorgesse solo per sentirlo cantare.
Fuor di metafora: oggi poteva e doveva essere un giorno importante per Ravello e per i suoi abitanti, per il suo futuro indissolubilmente legato al suo glorioso passato.
La torre maggiore di Villa Rufolo viene restituita, come si diceva una volta, al suo antico splendore.
Ci dicono che dalla sua sommità si abbracci, come da nessun'altra parte, l'intero, stupendo scenario che ha fatto e fa da sfondo alle nostre vite, a quelle dei nostri padri e, speriamo, a quelle dei nostri figli.
Conservare per rendere fruibile: è il fondamento di ogni progetto di valorizzazione dei beni culturali.
Progetti che richiedono studio, impegno e, senza dubbio, finanziamenti senza i quali restano sogni irrealizzabili.
Ed eccoci al punto: un giorno di festa, di orgoglio condiviso e, perché no, di giusto riconoscimento per chi si è adoperato per un risultato così importante, viene inopinatamente sacrificato per le smanie di protagonismo, per ripicche meschine e ripetute che ormai stanno passando il segno.
Apprendiamo, però, che il Sindaco di Ravello ha ritenuto di non presenziare alle cerimonie a cui, per pura formalità, era stato invitato da quelli che si ritengono ormai, boriosamente e presuntuosamente appunto, i padroni di casa.
E'stato un scatto di orgoglio (tardivo, diciamo noi) ma comunque apprezzabile che dovrebbe significare, se seguito da altri atti coerenti, che i cattivi maestri o i galli di cui sopra, prima o poi finiscono per rimanere soli col loro canto autoreferenziale.
Ed è ancor più significativo che il primo passo si compia nel giorno che tutti dicono sia quello della Liberazione.
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