AttualitàIl personaggio letterario del momento: Colson Whitehead, ospite nel 2010 a Capri

Il personaggio letterario del momento: Colson Whitehead, ospite nel 2010 a Capri

Inserito da (admin), sabato 18 novembre 2017 09:46:59

Quando nel 2006 Antonio Monda e Davide Azolini dettero vita al festival letterario "Conversazioni" di Capri forse un successo così grande non se lo aspettavano. Eppure è arrivato con la capacità che le buone idee - e i progetti che nascono dalla passione - hanno di diffondersi, grazie alla qualità stessa delle persone che vi prendono parte.

 

È così che da Capri, "Conversazioni" ha trovato nel tempo nuovi e importanti scenografie dove portare avanti il tema centrale del Festival: la cultura. Questa passa attraverso uno scambio di idee che di anno in anno affronta un tema particolare su cui dibattere, condividere pensieri e fantasie, perché la cultura si trasmette anche e soprattutto grazie al dibattito democratico e onesto tra gli uomini. Il Festival "Conversazioni" di Capri ha poi nel 2009 varcato l'Oceano e gli incontri si sono tenuti anche a New York e dal 2015 a Bogotà.

Ogni anno in estate nella cornice storica di Capri, alle conversazioni tra scrittori, artisti e intellettuali hanno preso parte nomi noti e meno noti del panorama letterario mondiale, e alcuni di loro come Colson Whitehead sono stati poi insigniti del Premio Pulitzer: massima onorificenza statunitense per giornalismo, successi letterari e composizioni musicali.

 

Era il 2010 e Colson Whitehead partecipava all'incontro di "Conversazioni" che aveva come tema la libertà e l'impatto che il lavoro dello scrittore ha sulla società. Lo scrittore newyorkese era già stato nel 2001 tra i finalisti del Premio Pulitzer con il romanzo John Henry days, tradotto in italiano con il titolo "John Henry festival". È la storia di una ferrovia, quella americana e di un uomo, John Henry entrato nell'immaginario collettivo di una nazione durante un'epica gara di resistenza. Lui è l'uomo incaricato, insieme a molti altri di battere con un enorme martello le punte d'acciaio utilizzate per creare buchi nella viva roccia. All'interno di questi venivano inserite le cariche esplosive che abbattevano montagne, spianavano colline attraverso le quali sarebbe passato il sogno americano. L'introduzione della macchina, il trapano a vapore, è l'elemento scatenante della vicenda, lo scontro tra un uomo e lo strumento della modernità: John Henry batte la macchina prima di esalare l'ultimo respiro tenendo ancora il martello tra le mani.

 

Nella sua produzione letteraria figurano anche opere a metà tra realismo e fiction che si traducono in quei reportage di cui fu maestro David Foster Wallace. Con un umorismo ironico e sottile e con un ritmo incalzante Whitehead, da sempre appassionato di poker, è entrato nel mondo vorticoso dei giocatori professionisti per descrivere il torneo più importante al mondo: le World Series di Texas Hold'em di Las Vegas. Per conto della rivista sportiva Grantland ne "Il grande bluff" Whitehead si trova alle prese con il poker e il mondo dei casinò, dove si gioca la variante ad alta velocità tipica del casinò hold'em e quella tradizionale giocata durante i tornei e conosciuta come texas hold'em. Ci sono poi i buffet e tutta quella variegata umanità che fa da sfondo a uno dei giochi di carte più popolari in America e nel mondo.

 

Oltre dieci anni dopo le avventure di John Henry, un'altra ferrovia è protagonista del romanzo con il quale lo scrittore statunitense ha vinto nel 2016 il Premio Pulitzer. Il riconoscimento di una carriera spesa per raccontare storie di esseri umani che nascono da una visione a tratti magica e metanarrativa dell'esistenza umana. Se nel libro precedente l'epica del racconto affondava le sue radici nella storia della strada ferrata come strumento di espansione della civiltà e della modernità, in "The Underground Railroad", la ferrovia diventa mezzo per l'emancipazione e la libertà dalla schiavitù. Il tema è potente e Whitehead lo affronta impiegando quel realismo magico di stampo sudamericano di cui fu maestro Márquez in "Cent'anni di solitudine". L'idea è geniale e allo stesso tempo semplice.

Ai tempi della schiavitù esisteva in America una rete di abolizionisti che portavano in salvo gli schiavi, questa rete era conosciuta come la "ferrovia". Perché allora non creare attraverso la finzione letteraria una vera e propria ferrovia sotterranea con scali e banchine, con treni che si perdono nell'oscurità del sottosuolo per portare verso la libertà. Questa è la strada che intraprende Cora, la protagonista e che tiene il lettore incollato alla pagina attraverso una scrittura matura e consapevole che indaga gli oscuri recessi dell'animo umano con la grazia tipica di Whitehead.

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