Tu sei qui: AttualitàDall'Università ai limoneti: la storia di Valerio Bonito su La Stampa di Torino
Inserito da Davide Marciano (redazionelda), martedì 28 luglio 2015 17:27:53
Si può passare dai libri di diritto alla terra? In tanti, probabilmente, pensano di no vista la distanza che c'è tra i due mondi. Tuttavia, molto spesso, capita che arrivi qualcuno a tracciare la via, a dare l'esempio. E' il caso di Valerio Bonito di Minori la cui storia è stata raccontata dal quotidiano torinese La Stampa in un lungo servizio realizzato dalla giornalista Flavia Amabile. Il 32enne, alcuni anni fa, ha lasciato gli studi in giurisprudenza per diventare contadino e curare i limoneti del territorio. Una scelta decisamente controcorrente nel mondo stereotipato di oggi, quello in cui tutti vogliono stare seduti alla scrivania, snobbando ingiustamente il lavoro manuale.
Tutto è cominciato quando il nonno materno di Valerio è venuto a mancare, lasciando in eredità un piccolo appezzamento di terreno che, pur essendo medico, era solito curare nel tempo libero. Inizialmente era un hobby, poco più che un passatempo che intervallava gli studi presso l'Università di Salerno. Figlio di farmacisti, infatti, il giovane sembrava avviato ad una carriera come tanti che, pur non seguendo la specifica professione dei propri genitori, trovano nella laurea un naturale punto di partenza per la futura vita lavorativa. Ma lui, di finire in un ufficio, non vuol proprio saperne. «Preferisco stare tra i limoni: c'è più purezza» afferma, accennando al senso di libertà e di tranquillità che la vita dei terrazzamenti della Costa d'Amalfi sanno donare. Un «meccanismo cattivo e complesso» quello della moderna società da cui Valerio è voluto fuggire, rifugiandosi nella semplicità. L'arte dello "sporcarsi le mani" non gli fa paura, anzi, da quattro anni è diventata la sua professione ed è uno dei più giovani del territorio a lavorare nell'agricoltura.
Fondamentale, in tutto questo, è stata la famiglia Bonito che non ha mai posto ostacoli di fronte ad una decisione quanto meno alternativa, se vista con i canoni abituali con cui si è abituati a ragionare. «Mi vedono felice e soddisfatto» confida il giovane al quotidiano torinese che parla all'Italia operaia, quella nata dall'emigrazione soprattutto meridionale per lavorare in fabbrica e dall'aspirazione delle generazioni successive ad affermarsi negli studi e nelle varie professioni.
Non mancano, comunque, i problemi per un settore che, purtroppo, non riesce a rappresentare un vero e proprio volano per l'economia del territorio. Valerio, infatti, racconta di mantenersi anche grazie ad altre entrate in quanto è difficile curare in maniera esclusiva questa attività. La sua tenacia e la sua passione, però, riescono a fargli guardare al futuro con un grande ottimismo, lo stesso che potrebbe invertire la rotta in questi tempi di crisi economica e valoriale da cui facciamo fatica ad uscire.
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