Tu sei qui: AttualitàCorruzione nella sanità: Campania prima in Italia
Inserito da (Admin), sabato 21 settembre 2013 08:55:41
Al Sud dilaga la corruzione nella sanità, la Campania raccoglie il triste primato. E' quanto emerge alla luce di uno studio condotto da Transparency International Italia, in collaborazione con Rissc e Ispe-Sanitàche ha raccolto numerosi dati sulla corruzione nell'ambito della Sanità, anche se non è possibile quantificare con precisione il fenomeno. Certo è che alberga ovunque, a qualsiasi livello, dal direttore all'azienda di pulizia.
In particolare, le indagini da parte delle forze dell'ordine per arginare il fenomeno, si sono fatte sempre più complicate poiché negli ultimi anni la corruzione è diventata molto più sofisticata. Infatti non l'imprenditore che consegna la valigia piena di soldi al direttore generale della Asl non si riesce sorprenderlo più, né tanto meno l'informatore scientifico dell'azienda farmaceutica che fa avere regali e favori al primario o al medico, finte consulenze, benefici fiscali tutte modalità che rendono più difficile intercettare il reato di corruzione.
Nel 2012 solo quattro regioni sembrano esserne state immuni, o aver registrato al massimo due casi di corruzione. Per tutte le altre si va da un minimo di 2 ad un massimo di 10, con in cima a questa poco onorevole classifica la Campania, con oltre 10 casi. La seguono a ruota Calabria, Puglia e Sicilia con 8-10 casi e Lombardia e Umbria con 6-8. Tra gli 87 casi rilevati, dallo studio, nel 2012, sulla base dei casi denunciati, le indagini aperte, i processi iniziati o chiusi, oasi 'pulite' appaiono essere solo 4 regioni, cioè Valle d'Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Basilicata. In mezzo ci sono Piemonte, Liguria, Marche e Abruzzo con 2-4 casi, e infine Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Molise e Sardegna con 4-6 casi.
I casi di corruzione analizzati da Transparency Italia rientrano in cinque categorie: nomine, farmaceutica, appalti di beni e servizi,sanità privata e negligenza medica.
Nel primo caso lo studio rileva come la politica usi la sanità come serbatoio e spartizione di voti. Qui le merci di scambio sono la nomina a direttore generale, sanitario o primario in cambio di voti e finanziamenti.
La corruzione più diffusa è quella che riguarda i farmaci: in questo caso in cambio della scelta di un farmaco da parte di uno studio medico, un ospedale o una asl, la ricompensa è costituita da regali, macchinari, finanziamenti. La corruzione più costosa è quella degli appalti di beni e servizi, visto che rappresentano il 20-30% dei bilanci sanitari. In questo caso il beneficio viene elargito per avere l'appalto con gare tagliate su misura, trattative negoziali, abuso della contrattazione diretta, o anche in fase di fornitura, dando servizi di qualità e prezzo minore rispetto a quanto promesso nel capitolato d'appalto.
La corruzione nella sanità privata è invece giudicata quella più pericolosa per la salute del cittadino. In questo caso si cerca di intervenire sugli accreditamenti, i drg o modificare il valore delle prestazioni, senza dimenticare che anche qui si annida il rischio di infiltrazioni mafiose, con il riciclaggio di denaro sporco con cui magari vengono acquisite intere cliniche.
Infine la negligenza medica: qui la corruzione è meno rilevante economicamente, ma più iniqua, perchè limita l'accesso alle cure in base alle possibilità economiche del paziente.
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