Tu sei qui: AttualitàCinque maggio: nel 1821 moriva Napoleone, nel 2015 sciopero generale della scuola
Inserito da (redazionelda), martedì 5 maggio 2015 10:34:53
di Maria Abate
Scuole chiuse in tutta Italia oggi, 5 maggio, giorno in cui Napoleone Bonaparte morì in esilio sull'isola britannica di Sant'Elena.
In molte città italiane sfilano cortei e si svolgono manifestazioni organizzate dai sindacati. Si protesta contro il potenziamento del ruolo del dirigente scolastico, che in alcuni casi potrà assumere direttamente i docenti; contro il taglio di risorse per la scuola pubblica e il finanziamento alla scuola privata (ossia gli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i loro figli alle paritarie). Ci si ribella contro le mancate assunzioni dei precari, che non saranno 150 mila, come promesso dal governo in principio, bensì 100 mila. Gli ingressi non scatterebbero subito e automaticamente ma solo su chiamata da parte dei presidi. Il personale della scuola, poi, scende in piazza contro il metodo di valutazione dell'Invalsi, da abolire perché penalizzerebbe le forme più creative e personali di studio.
Due richieste precise avanzate alla "Buona Scuola" di Renzi: il ritiro in blocco del disegno di legge e un decreto d'urgenza per immettere in ruolo tutti i precari della scuola.
Pochi gli studenti che ripercorreranno, dunque, gli eventi storici che vedono l'Italia liberarsi definitivamente di quello che aveva creduto suo liberatore. Fu Foscolo, nel pieno della sua gioventù, a osannare la figura di Napoleone nell'ode "A Bonaparte liberatore" (1797) in seguito alle sue vittorie contro gli Austriaci in Italia Settentrionale. Ben presto gli italiani scoprirono nel giovane generale nient'altro che un conquistatore straniero che saccheggia il paese e stipula con il nemico austriaco il Trattato di Campoformio, che portò alla fine della Repubblica di Venezia, all'epoca una delle poche realtà indipendenti italiane, che resisteva dal IX secolo.
Eppure, quando, Manzoni apprese della morte di Napoleone, si affrettò a scrivere, in soli tre giorni, un'ode a lui dedicata di diciotto sestine e sei settenari ciascuna, Il Cinque Maggio. Nell'opera Manzoni non denigra né loda il generale, ma interpreta la sua morte dal punto di vista spirituale. «Ai posteri l'ardua sentenza» scrive, lavandosi le mani da facili giudizi. Liberatore o tiranno, Napoleone fu esiliato su un'isola sperduta: Manzoni prova a immaginare come si potesse sentire, privato degli affetti e delle cose materiali. Da cristiano, Manzoni demistifica il tema dell'eroismo, che è solo spargimento di sangue e perpetuazione di sofferenze. Oggettivamente Napoleone conobbe la gloria, fu a suo modo un eroe, ma la morte, si sa, mette sullo stesso piano qualsiasi uomo.
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