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Tu sei qui: SezioniAttualitàI numeri incompresi della pandemia e il Natale. Cosa si nasconde dietro le fredde cifre
Scritto da (redazionelda), venerdì 27 novembre 2020 13:47:40
Ultimo aggiornamento venerdì 27 novembre 2020 13:47:40
di Francesco Romanelli*
I numeri di questa pandemia hanno di gran lunga scombussolato il mondo intero. E' una sorta di bollettino di guerra quello che quotidianamente ascoltiamo alla radio, alla tv, o leggiamo sui giornali. Morti, infettati, ricoverati nelle terapie intensive e chi ha più ne metta. Numeri che rischiano di far saltare le economie del mondo intero già fragili prima di questa catastrofe. Le cifre che ci propinano quasi tutti i mezzi di informazione ci appaiono "freddi" a prima vista, ma se riflettiamo, in realtà non lo sono. Questi comunicati "bellici" meritano una riflessione. Devono essere letti ed analizzati con il cuore e poi con la mente. La marea di numeri non deve servire solo per ricavare statistiche, certamente importanti per verificare i dati pandemici, ma bisogna, anche e, soprattutto, soffermarsi sulla loro essenza, sul significato reale e riflettere su che cosa c'è dietro questi numeri ai quali ci stiamo, sfortunatamente "abituando".
Se questa marea di numeri viene guardata asetticamente senza analizzarla più a fondo si rischia di sbagliare, eccome. La lettura potrebbe rappresentare solo una insana abitudine che rischierebbe persino di far saltare il principio del rispetto della persona. Dietro i numeri dei "bollettini di guerra" serali, infatti, ci sono uomini, donne, bambini, in definitiva storie non solo familiari che meritano un grande rispetto, ce ne dobbiamo rendere conto: non sono solo cifre stampate su un foglio di carta e basta. "Oggi i morti e gli infettati sono meno o più di ieri?"
Che senso ha questo interrogativo? Chissà! Dietro quei morti, quegli infettati ed anche dei guariti ci sono tante storie che noi non conosciamo e non ci tocca nemmeno sapere ma una cosa è certa: debbono essere rispettate. Il più delle volte sono vite stroncate o compromesse troppo presto, sono uomini e donne che magari avevano progettato un futuro pieno di speranza ma che un tragico destino non ha permesso di far concretizzare i loro sogni. Non sarebbe il caso almeno di fermarsi e meditare, immaginare almeno cosa c'è dietro quelle fredde cifre e, magari, pentirci di molti nostri comportamenti. Appena letto i dati serali di questa maledetta pandemia spesso vagheggiamo: "oggi è andata così, speriamo che domani almeno i numeri degli infettati e dei morti decresca". E, magari questo refrain, si perpetrerà per tanti, troppi giorni ancora. Emblematica a tal proposito la riflessione del filosofo francese Emil Cioran: "non sono i mali violenti che ci segnano, ma i mali sordi, insistenti, tollerabili, che fanno parte del nostro tran tran quotidiano e ci minano con la stessa coscienziosità con cui ci mina il tempo".
Il prezzo della routine che non ci fa pensare, spesso, può essere molto alto. Com'è toccante e profonda l'affermazione dello scrittore Antonio Scurati, cittadino onorario di Ravello, in merito ad alcune riaperture per il prossimo Natale: "i morti di oggi ci invitano alla cautela, io penso che facciano molto di più, ci impongono un obbligo morale, anzi urlano un obbligo morale a cui noi non possiamo sottrarci". Ci si preoccupa solo di come trascorreremo le festività natalizie...non potremo fare i cenoni, le feste, le abbuffate, le giocate a poker. " Il Natale che ci attende - ha sottolineato Antonio Scurati a Otto e Mezzo - dovrà essere una festa religiosa nel senso etimologico del termine cioè tenere insieme una comunità nazionale. Un festa per ricordare i morti e custodire i vivi".
*vicepresidente Associazione Giornalisti Cava de' Tirreni-Costa d'Amalfi "Lucio Barone"
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