Racconti d'aMare"Essere Comandante". La riflessione del Capitano Barra dopo i tragici fatti nel mare della Costa d’Amalfi

Costiera amalfitana, riflessione, navigazione

"Essere Comandante". La riflessione del Capitano Barra dopo i tragici fatti nel mare della Costa d’Amalfi

"I recenti avvenimenti, purtroppo tragici, che si sono verificati nel mare della costiera amalfitana, ”il mio mare”, mi hanno profondamente turbato. Andare per mare non è semplice e non è per tutti"

Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 22 agosto 2023 18:14:00

Di Salvatore Barra*

 

Nel mare dei bugiardi e millantatori che si trovano oltre la riva verso terra, con ben lontano il mare alle spalle, chiunque può definirsi Comandante.

Ma anche se si definisce tale, egli e gli altri sanno che quanto dichiara di essere è solo il frutto della propria consapevole menzogna.

Se vuoi essere davvero un Comandante, devi formarti e crescere per anni sul mare. Trovare chi ti affida il comando di una Nave. Dimostrare a tutti di saperla comandare. Guadagnarti la fiducia del tuo equipaggio e la stima di chi ha interesse sulla nave.

E quando questo è accaduto ed avrai una nave al tuo Comando, dovrai continuamente essere capace di mantenere il Comando, dimostrando a tutti di giorno in giorno le tue capacità di arte nautica raggiungendo, con la tua nave, ogni punto della terra in sicurezza e con la certezza di portare a buon fine ogni viaggio intrapreso e tutto ciò per l'intera vita.

Ora sì, solamente dopo aver dedicato l'intera vita al nostro lavoro ed aver dato sfogo allle nostre interiori ambizioni, nel momento in cui avremo consegnato la Nave a chi l'aveva a noi affidata, che possiamo dichiarare di essere stati dei veri e capaci Comandanti di Mare.

Il pensiero di un uomo di Mare.

(Comandante Ömar SAHIN - ISTANBUL 15 Dicembre 1908).

 

I recenti avvenimenti, purtroppo tragici, che si sono verificati nel mare della costiera amalfitana, "il mio mare", mi hanno profondamente turbato.

Andare per mare non è semplice e non è per tutti. Ricordo che tanti anni fa, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, vi era molto meno traffico navale rispetto ad oggi, si fittavano soprattutto barche a remi, pochissime quelle a motore.

 

Col passare degli anni il traffico navale in costiera amalfitana è aumentato a dismisura, e, per la legge dei "numeri" conseguentemente aumentano le probabilità di possibili incidenti.

 

In particolare abbiamo avuto un proliferare di servizi definiti Charter, ovvero imbarcazioni che si prendono a noleggio con lo Skipper. Basta avere una Patente nautica da diporto, per poter comandare o condurre un natante.

 

Tutti coloro che operano nel diporto, nella pesca, nel traffico locale passeggeri, che trasportano passeggeri o amici sono definiti per legge "Comandanti di imbarcazioni", e come tali si assumono enormi responsabilità ogni volta che mollano gli ormeggi e conducono il natante in mare.

 

Una responsabilità morale, sempre; molto spesso civile e penale. Questi uomini hanno le medesime responsabilità di tutti i Comandanti del mondo, e come tali devono adempiere ai medesimi obblighi. Ossia salvaguardare la vita umana in mare; preservare la proprietà (imbarcazione) che gli è stata affidata; proteggere l'ambiente, marino e atmosferico, da possibile inquinamento; prevenire qualsiasi tipo di incidenti, a uomini e cose.

 

Per soddisfare queste condizioni bisogna avere buona conoscenza di leggi, regolamenti e convenzioni nautiche, della navigazione costiera, dell'uso degli apparati radiotelefonici, degli elementi di oceanografia (correnti marine), meteorologia e tanta, tanta esperienza. La necessaria esperienza, capace di farci "leggere" le situazioni in anticipo, spesso impreviste, in modo da poter prendere per tempo la giusta decisione.

 

Non sono cose semplici. Sicuramente non è una Patente nautica da Diporto, o un titolo professionale marittimo, spesso rilasciati con superficialità, che fanno di un uomo un uomo di mare.

 

Diceva Pulcinella "Pe' mmare nun ce stanno taverne" (saggezza popolare). Aggiungerei, non solo taverne ma tanto altro.

 

Il mare non è il nostro habitat naturale, il mare nasconde insidie e pericoli, va temuto e rispettato, come tutte le cose che si amano.

 

In mare, come sulla terraferma, spesso grandi incidenti nascono da condotta superficiale, attività di routine e distrazioni, e quando succede qualcosa è già troppo tardi.

Quando si svolgono attività in mare, si deve tenere nel dovuto conto il concetto di prevenzione, che si sviluppa nel tempo ed in modo costante, creando una vera e propria "Forma Mentis" in seno all'equipaggio, mediante esercitazioni di emergenza, tramite incontri (meeting) sulla gestione della sicurezza, uso delle attrezzature di sicurezza durante le attività lavorative, controllo sui consumi di alcolici, (eventuale) uso di droghe, sulla condotta disciplinare di ognuno, ronde antincendio nelle ore notturne.

 

E, ancora, prevenzione durante la Navigazione, procedere con velocità e distanza (dalle altre navi o dalla costa) di sicurezza, rispettare le precedenze, studiare il piano di navigazione, tenendo conto delle condizioni meteomarine, di assetto e stabilità della nave, di eventuali bassi fondali, mantenere sempre efficienti le dotazioni di sicurezza, testare la funzionalita' di tutti gli allarmi, in particolare gli allarmi antincendio.

 

Nelle piccole imbarcazioni (gozzi o gommoni), è importante predisporre la posizione degli ospiti e sistemarli in sicurezza, magare facendogli indossare i giubbotti di salvataggio (cosa che non ho mai visto) in caso di mare mosso, o quanto meno fargli conoscere le dotazioni di sicurezza, spiegandone l'uso, praticamente come si fa sugli aerei prima di ogni decollo.

 

I sinistri marittimi più frequenti che accadono nel piccolo cabotaggio sono le collisioni, l'incendio, l'incaglio sugli scogli, le falle.... Le collisioni incidono per circa il 40% degli incidenti totali.

 

Il "Regolamento Internazionale per prevenire gli Abbordi in mare", in caso di collisione, privilegia sempre una possibile "doppia responsabilità". L'investigazione, ad incidente avvenuto, "valuta" scrupolosamente le azioni intraprese dalla nave investita, cioè quella che "tiene ragione". In quanto, se la nave che sta per essere investita, pur accorgendosene del pericolo, non fa niente per evitare la collisione, senza tentare una accostata di emergenza (last minute action), e, ancor prima, segnalare l'imminente pericolo con ogni mezzo, sonoro, ottico o via radio, è in parte responsabile.

 

Ecco, tutte queste situazioni implicano una doppia responsabilità, con percentuali stabilite dagli organi competenti, dopo perizia tecnica.

 

Il criterio descritto vale anche per le navi che sono ferme all'ancoraggio, le quali se investite e non hanno cercato di segnalare il pericolo, beccano anche loro una percentuale di colpevolezza, pur credendo che tutta la ragione fosse dalla loro parte.

 

Come al solito cerco di trattare tutti gli argomenti nel modo più oggettivo possibile, con la speranza che possano essere utili a qualcuno e, nel caso, possano aiutare a farsi un'idea più completa prima di esprimere opinioni affrettate.

 

Le leggi del mare, frutto di secoli di esperienze, storia e tradizioni, non sempre combaciano con quelle terrestri. Noi di Amalfi - ove i nostri gloriosi Avi della repubblica Amalfitana, hanno scritto il primo codice del Mare (Tavole Amalfitane) - questo lo dovremmo sapere.

 

La lettera scritta nel 1915 dal Comandante Ömar Sahin (che ho riportato all'inizio del mio testo) ci dimostra che al mondo sono sempre esistiti i Comandanti e quelli che pensano di esserlo seduti ad una poltrona e lontani dal mare. Insomma, come si dice: "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il Mare".

 

* Capitano Superiore di Lungo Corso

 

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