Tu sei qui: MondoSigiQuel terribile 9 maggio 1978: l'assassinio di Aldo Moro
Inserito da (PNo Editorial Board), martedì 9 maggio 2023 16:05:55
Di Sigismondo Nastri
Sono trascorsi quarantacinque anni da quando il cadavere di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse, fu fatto trovare nel vano bagagli di un'auto - una Renault 4 rossa - parcheggiata a Roma, in via Caetani, nei pressi delle sedi della Dc e del Pci.
Era il 9 maggio 1978.
Aldo Moro - cito la figlia Agnese - "non si stancò mai di lavorare per creare dialogo, comunicazione, comprensione, rispetto reciproco". Era "un uomo così". Schivo e riservato, quasi timido, con le sue debolezze, i suoi hobby, con un culto sacro della famiglia. Un uomo dotato di grande intelligenza, di straordinaria sensibilità, animato da una profonda religiosità. Ma, nello stesso tempo, un politico capace di vedere oltre il contingente, di elaborare tattiche e strategie proiettate nel futuro, di mediare tra opposte tendenze per dare un contributo fondamentale alla democrazia, alla convivenza civile, al progresso economico dell'Italia. Una visione della politica, la sua, capace di rompere certi... "equilibri" interni e soprattutto internazionali.
Non dimentico che il rapimento in via Fani era avvenuto il 16 marzo 1978, il giorno in cui si presentava alla Camera dei Deputati il quarto governo Andreotti, quello della "solidarietà nazionale", con il determinante appoggio esterno del Partito comunista. Si trattava di una svolta, voluta proprio da Moro, che l'aveva anticipata in un suo discorso: "Noi siamo in condizione di paralizzare in qualche modo il Partito comunista e il Partito comunista è a sua volta in grado di paralizzare in qualche misura la Democrazia cristiana... Bisogna trovare un'area di concordia, un'area di intesa tale da consentire di gestire il Paese finché durano le condizioni difficili nelle quali la storia in questi anni ci ha portato".
Moro - nota la figlia - "aveva sessantuno anni e avrebbe potuto fare ancora tante cose per il Suo Paese e per noi". Peccato che non gli sia stato consentito.
Riporto qui un suo pensiero, che mi sembra illuminante: "Sappiamo che la libertà è essenziale, ma non basta, se essa non si espande, non tocca tutti, non si arricchisce di sempre nuovi contenuti e valori. Sappiamo che questa interessante ricerca, questa curiosità, questa disponibilità, che sono un fatto morale, sono il solo mezzo per rendere valide e stabili le istituzioni democratiche, legate ormai ad un grande dialogo costruttivo che veda impegnati tutti ed approdi ad una umanità nuova".
Certo è che, rileggendo - a mezzo secolo di distanza - i discorsi di Aldo Moro, e tenendo ben presente la situazione odierna del Paese, ci si rende conto del processo involutivo in atto, che pesa, come una palla al piede, su tutta la società italiana.
P.S. Nella foto, scattata ad Amalfi in piazza Duomo: Sigismondo Nastri; l'on. Francesco Amodio; Aldo Moro. Dietro, con gli occhiali, l'avv. Salvatore Sammarco di Ravello.
[Il signore di profilo a sinistra e l'altro, tra Amodio e Moro, sono - se ricordo bene - componenti della scorta del leader dc].
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