Tu sei qui: Economia e TurismoFederalberghi, il sommerso cresce indisturbato. Strutture ricettive abusive e lavoratori in nero
Inserito da (redazionelda), sabato 15 ottobre 2016 12:29:17
C'è un mondo, quello dell'economia sommersa del turismo e degli affitti brevi legati alla sharing econonomy, che dilaga indisturbato. Da gennaio ad agosto 2016 gli alloggi non autorizzati sarebbero aumentati del 22% per un totale di 222.786 strutture irregolari contro i 167.718 esercizi ricettivi ufficiali registrati dall'Istat. La denuncia arriva da Federalberghi che, con l'aiuto della società Incipit Consulting, ha monitorato il fenomeno, illustrandone le dimensioni nel rapporto "Sommerso turistico e affitti brevi".
I dati del dossier, presentato giovedì mattina presso Rimini Fiera, in apertura al più importante marketplace del turismo italiano e punto di riferimento per l'Europa, riflettono le due facce parallele e coesistenti del sistema turistico italiano: da un lato le cifre ufficiali (fino a dicembre 2015) dell'offerta ricettiva italiana, fornite dall'Istat, dall'altro quelle delle inserzioni (nei primi quattro giorni di agosto) di alloggi sul portale Airbnb che, ad agosto 2016, poneva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano solo 234 nel 2009). Cifre indicative, ma non esaustive del sommerso economico del settore. "La situazione - afferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, - ha raggiunto livelli talmente di guardia da generare una minor sicurezza sociale ed il dilagare indiscriminato dell'evasione fiscale e del lavoro nero".
I tranelli del sommerso turistico. L'obiettivo dichiarato del rapporto è svelare tutti i falsi miti legati alle forme di sharing economy. "Non sono integrative del reddito, ma vere e proprie attività economiche" è la prima denuncia della Federazione delle Associazioni Italiane Alberghi e Turismo. Oltre la metà degli annunci, il 57,7%, sono pubblicati sul sito di Airbnb da persone che amministrano contemporaneamente diverse strutture. Gli host che ne gestiscono più di 10 si concentrano nelle città di Venezia, Firenze e Roma.
Le attività che propongono case in condivisione con i proprietari non sono occasionali. A dimostrarlo il fatto che la maggior parte di essi, ovvero il 79,3%, si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l'anno e il 73,7% a un periodo compreso tra 271 giorni e un anno intero. In più, secondo Federalberghi, non si tratterebbe di vere esperienze di alloggi condivisi: il 70,2% degli annunci pubblicati su Airbnb riguarda l'affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno.
Altra falsa credenza, si legge nel dossier, è la convinzione che le nuove formule abitative si sviluppino lì dove c'è carenza di offerta. Sbagliato: il fenomeno è molto presente soprattutto nelle grandi città e località turistiche dove maggiore è la presenza di esercizi di ricezione ufficiali e, quindi, anche più forte la concorrenza.
"Il consumatore - spiega il presidente di Federalberghi Bocca - è dunque ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un'esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato". Senza dimenticare, poi, i problemi di evasione fiscale e concorrenza sleale, un danno non solo per le imprese turistiche tradizionali, ma anche per chi gestisce in modo corretto le nuove forme di accoglienza.
Le città più abusive. Appartamenti, case vacanza o semplici stanze irregolari proliferano soprattutto nelle maggiori città d'Italia, le grandi mete di turismo. In vetta, imbattibile, c'è la capitale con 23.889 alloggi. Segue, con netto distacco, Milano che ne conta 13.200 e poi Firenze (6.715), Venezia (5.166) e Napoli (3.040).
Il fenomeno è in forte crescita se si pensa che sette anni fa, Roma contava 50 forme di accoglienza non ufficialmente autorizzata, Milano e Venezia 8, Firenze 14 e Napoli 3. Tra le province italiane, Verona, Cagliari e Catania sono quelle che più si contraddistinguono per irregolare accoglienza turistica, seppur con non più di 1.500 di alloggi.
Maglia nera alla Toscana. A livello regionale, la share economy turistica trova terreno fertile nella regione Toscana. Qui, nell'arco di dieci mesi, queste nuove forme di attività ricettiva sono passate da 26.691 a 31.279. Seguono Lazio e Sicilia, ma la variazione più ampia del fenomeno con il 44,5% si registra in Puglia.
Strumenti per combattere il fenomeno. Non basta censire le strutture parallele che vendono case o camere in rete e consegnarne l'elenco alle autorità investigative competenti per appurare la loro situazione. "Il Piano strategico del turismo - spiega Bocca - afferma a chiare lettere la necessità di definire un quadro normativo e regolamentare che contrasti efficacemente il fenomeno dell'abusivismo. Confidiamo che si passi presto dalle parole ai fatti anche con l'esame, nei prossimi giorni in Parlamento, delle proposte di legge sulla sharing economy e sugli home restaurant".
Le misure antiabusivismo degli altri paesi. Non siamo i soli a dover contrastare l'economia sommersa del turismo. Tra gli anticorpi sviluppati dai paesi europei c'è la licenza obbligatoria di Barcellona per affittare il proprio appartamento anche per periodi brevi oppure i contratti di locazione di New York gestiti unicamente
da imprese ricettive se inferiori a 30 giorni. A Parigi anche gli affitti brevi sono soggetti a tassa di soggiorno, mentre la capitale tedesca si tutela con le sanzioni: 100.000 euro la multa per violazione delle regole in materia di locazioni transitorie.
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