Tu sei qui: CuriositàEruzione del Vesuvio del 79 d.C.: non fu il 24 agosto ma il 24 ottobre
Inserito da (Admin), mercoledì 24 agosto 2022 15:51:31
E' uno dei principali eventi catastrofici della storia, uno dei primi a essere descritto da uomini del tempo ed è quello che, in fondo, ha cristallizzato la "vita" di due fiorenti città romane, Pompei ed Ercolano, restituendole intatte all'umanità dopo secoli di oblio.
La narrazione più rilevante della tragedia è quella di Plinio il Giovane, testimone quasi oculare, dato che si trovava in quei giorni a Miseno, a poca distanza da Pompei ed Ercolano. Trent'anni dopo descrisse l'evento all'amico Tacito: «Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna [si seppe poi che era il Vesuvio]: nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. Infatti slanciatosi in su in modo da suggerire l'idea di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami».
Già da tempo la zona era interessata da frequenti terremoti, alcuni anche di notevole intensità. Tuttavia, il Vesuvius era considerato dai romani un monte: in cima crescevano alberi e nulla lasciava intendere che al di sotto ci fosse la caldera di un vulcano. Intorno all'una di pomeriggio, dopo un tremendo boato, il Vesuvio rivelò la sua reale natura. Le sostanze eruttate per prime furono essenzialmente pomici e, solo successivamente, parti di rocce di varia natura. La maggior parte degli abitanti morì sia per soffocamento sia perché colpiti dai detriti o dal crollo degli edifici dove avevano cercato riparo. Si salvarono solo coloro che si erano dati alla fuga verso Nocera mentre chi aveva scelto la spiaggia di Ercolano o Stabia fu travolto da una nube ardente che li polverizzò.
Sembra proprio che, adesso, gli studenti dovranno iniziare a memorizzare una data diversa: non più il 24 agosto ma due mesi dopo, il 24 ottobre. Con buona probabilità l'errore di datazione è dovuta a una trascrizione non fedele di un amanuense medievale.
Un recente studio multidisciplinare, condotto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), il Centro Interdipartimentale per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC) e il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, il Laboratoire Magmas et Volcans di Clermont-Ferrand (LMV) in Francia e la School of Engineering and Physical Sciences (EPS) della Heriot-Watt University di Edimburgo nel Regno Unito, ha raccolto e analizzato criticamente la vasta produzione scientifica disponibile sull'eruzione, integrandola con nuove ricerche.
La prova definitiva dell'inesattezza della data è però emersa solo pochi anni fa, con un'iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei che tradotta cita "Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si abbandonava al cibo in modo smodato", indicando che l'eruzione avvenne certamente dopo il 17 ottobre.
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