Tu sei qui: AttualitàTrasporto pubblico in Costiera Amalfitana tra caos e disorganizzazione
Inserito da (redazionelda), lunedì 20 agosto 2018 20:05:34
di Antonio Schiavo
Faccio collezione di ciucciarielli.
"E chi c...o se ne frega" diranno giustamente, usando un francesismo, i tanti lettori de il Vescovado.
Abbiate pazienza, questo è soltanto il prologo di un'odissea annunciata.
I ciucciarielli li compro di legno, terracotta ma soprattutto in ceramica: presi dappertutto tranne, paradossalmente, nella località che li ha creati e che, credevo, più vicina: Vietri sul Mare.
Avevo quindi deciso di dedicare una mattinata a questa gita di piacere per cercarne qualcuno che mi mancava.
"Non andiamo in macchina" mi aveva consigliato ultimativamente la gentildonna che la Provvidenza mi ha assegnato più di trent'anni fa "di questi tempi è impossibile trovare parcheggio e poi hai perso l'abitudine a guidare per le strade della Costiera".
Come un carabiniere, uso ad obbedir tacendo, non ho replicato e sono andato a Vietri in pullman.
Faccio il giro delle sette chiese fra laboratori e negozi, spendo qualcosa in più del budget approvato dalla mia amministratice di cui sopra e completato il tutto mi avvio alla fermata della SITA.
È circa mezzogiorno. Lì siamo accolti da un puzzo mefitico di percolato sversato da un camion della monnezza che stazionava evidentemente da un pezzo perché circondato da nastri adesivi biancorossi.
Alle 12,15 passa il primo bus. E' stracarico, non c'entra uno spillo, una vecchina che aveva tentato di salire rischia di essere tritata nelle portiere.
Ore 12,30: un secondo autobus sfreccia manco fosse ad Indianapolis e noi giù a fantasticare sul mestiere della madre dell'autista del mezzo che non sembrava così pieno.
Il sole picchia come un fabbro in andropausa.
Alle 12,45 finalmente un autobus si ferma ma arriva fino a Maiori. Saliamo con la speranza di trovare una coincidenza che ci porti a casa per mangiare ad un orario decente. Arrivati al capolinea l'autista, con la grazia degna di una damigella del '700, blatera che non sa a che ora passi un altro pullman per Amalfi.
Il tempo scorre fregandosene della nostra idratazione ma fortunatamente la mia coinquilina trova un passaggio su uno scooter di un amico, ahilui consigliere comunale, mentre io aspetto fiducioso.
Ore 14,00 circa (comincio a non essere più preciso perché il caldo cospira contro i miei neuroni): arriva un pullman per Amalfi però, allo Scarpariello, si blocca. Si procede poi a passo d'uomo fino a Castiglione dove un ausiliario del traffico sembra Alberto Sordi nel film "Il vigile" cercando alla meglio di regolare un traffico impazzito.
Ci dicono (va a sapere se è vero) che tra Amalfi e Atrani è tutto bloccato; scendono tre SITA da Ravello ma non ne torna indietro uno.
Intanto si incazza anche il tempo (in senso meteo) e in un baleno il Padreterno se ne scorda e scaraventa secchiate d'acqua con corredo effervescente di tuoni e fulmini.
Ai tanti turisti disorientati oltre che fradici che si e ci chiedono quando passerà un autobus per la nostra (almeno lei) ridente cittadina, non so fornire una risposta che sia credibile visto quanto raccontano quelli che sono riusciti a superare il fantomatico imbuto.
Poco dopo le 16 un buon uomo, sconosciuto e probabilmente impietosito, mi carica e mi porta fino a Gradillo dove arrivo alle 16,20, quasi quattro ore e mezza dopo la fine della gita a Vietri (in pari tempo da Roma si arriva a Capo Nord).
Non ho più nemmeno la voglia e la forza di sacramentare mentre percorro via Roma sotto la solita pioggia battente.
L'ultimo deferente pensiero lo dedico a quei signori che in presenza di queste condizioni incancrenite da decenni ritenevano che le nostre zone potessero ambire alla palma di Capitale italiana della cultura 2020.
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