Tu sei qui: AttualitàSchiamazzi post matrimoni a Ravello: qualcuno, alla buon’ora, se n’è accorto
Inserito da (redazionelda), mercoledì 25 luglio 2018 10:08:00
di Antonio Schiavo
Quando torno a Ravello ho la fortuna di abitare nella casa dei miei suoceri, praticamente in Piazza Vescovado.
Un privilegio raro: di fronte la nostra Chiesa Madre, il campanile che, austero, ci guarda da quando eravamo bambini, le due torri di Villa Rufolo a presidio della grandezza del nostro paese non del tutto svanita.
Di questa dimensione fatta di fasti antichi siamo tutti orgogliosi e, in misura diversa, attenti alla sua salvaguardia.
Sulla piazza si sedimenta veramente quello che è stato a ragione chiamato "lo spirito di Ravello", incantevole mistura di bellezza dello scenario, odori dei tigli in fiore, incanto di essere crocevia di lingue, culture, sentimenti.
Un unicum quindi stupefacente che da anni (non da qualche giorno) rischia di essere brutalizzato da caciare incontrollate, bagordi figli di sbornie diurne e notturne prodromo o esito della smodata abitudine di avvinazzarsi - se va bene - a corredo di sponsali indigeni e foresti.
Qualcuno, alla buon'ora, se n'è accorto solo oggi quando la situazione gli è apparsa insostenibile ma il malvezzo ha radici antiche e i disturbatori sono stati di stanza in piazza praticamente almeno da un paio di decenni.
Nessun parroco si è dimesso (fortunatamente nemmeno il nostro buon Don Angelo), raramente qualche amministratore ne ha preso coscienza, solo chi subiva questo oltraggio ne era coinvolto.
Ricordo che un po' di anni fa mio suocero fu minacciato con una pistola, reo soltanto di aver richiamato, alle tre di notte, un tamarro che bivaccava sotto casa gridando canzoni neomelodiche.
Assistiamo da tempo immemorabile a concerti di tammorra o percussioni che annullano completamente il silenzio altrimenti rotto solo dal frinio sinfonico di grilli insonni.
Per non parlare delle transumanze di greggi di invitati a matrimoni che ci servono, in tutte le notti d'estate, una compilation di hits internazionali, accompagnata talvolta da improvvisate pizziche e tarantelle.
Senza dimenticare - due o tre volte a settimana - il segnale orario dato dalla cascata di bottiglie in via dei Rufolo per la raccolta del vetro o i musicisti di strada che, comodamente seduti all'ingresso della Cappella di Villa Rufolo, si esibiscono con un repertorio insistente e vocalizzi nel bel mezzo della controra.
Azioni a contrasto da parte delle autorità competenti succedutesi nel tempo? Poche ed estemporanee.
Zelo degli attuali sepolcri imbiancati? Ad essere benevoli, a corrente alternata a seconda degli interessi coinvolti, degli inquilini sullo scranno più alto di Casa di Tolla, della simpatia o antipatia verso i malcapitati segnalatori delle molestie acustiche h 24.
Legittima adesso la levata di scudi che appare, però, come spesso capita nelle vicende ravellesi, a scoppio... strumentalmente ritardato.
E al nostro caro Don Angelo, ignara vittima di questo malcostume, tollerato in nome della pecunia che non olet, ci permettiamo di suggerire: «Resta fra noi e se questi burini nottambuli suonano le loro trombe, tu rispondi con le tue campane!».
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