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Attualità

Al voto su lavoro e cittadinanza

Referendum 8-9 giugno: cinque quesiti per cambiare norme su licenziamenti, precariato e cittadinanza

Gli italiani sono chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi: quattro riguardano il lavoro e uno la cittadinanza. Ecco cosa prevedono i quesiti e cosa cambierebbe in caso di vittoria del Sì.

Inserito da (Admin), venerdì 30 maggio 2025 07:35:01

Maurizio Russo, liquorificio dal 1899 - Bu, le creme con latte di Bufala

Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025, i cittadini italiani con diritto di voto sono chiamati a partecipare a cinque referendum abrogativi, indetti ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione. I quesiti riguardano temi fondamentali: quattro sono incentrati sul lavoro, mentre uno concerne la cittadinanza.

I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e lunedì 9 giugno dalle ore 7:00 alle ore 15:00. Gli elettori fuori sede potranno votare senza dover tornare nel proprio comune di residenza, purché abbiano presentato domanda entro il 4 maggio.

Affinché ciascun referendum sia valido, è necessario che si rechi alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Solo in questo caso il risultato sarà vincolante. Gli elettori devono presentarsi al seggio muniti di documento d'identità valido e tessera elettorale. In caso di smarrimento, è possibile richiederne una nuova presso l'ufficio elettorale del proprio Comune di residenza.

Riportiamo di seguito i cinque quesiti su cui gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi, con una spiegazione sintetica del loro contenuto:


1. Stop ai licenziamenti illegittimi

Quesito:
«Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante "Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183" nella sua interezza?»

Spiegazione:
Questo quesito propone l'abrogazione del decreto legislativo n. 23/2015, parte del Jobs Act, che disciplina il contratto a tutele crescenti. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi, in caso di licenziamento illegittimo, hanno diritto solo a un'indennità economica, senza possibilità di reintegro nel posto di lavoro. L'abrogazione ripristinerebbe la possibilità di reintegro per questi lavoratori, come previsto dall'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori prima della riforma.

2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Quesito:
«Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante "Norme sui licenziamenti individuali", come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: "compreso tra un", alle parole "ed un massimo di 6" e alle parole "La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro."?»

Spiegazione:
Il secondo quesito mira a eliminare il tetto massimo all'indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 16 dipendenti. Attualmente, in tali imprese, l'indennità non può superare le sei mensilità. L'abrogazione consentirebbe al giudice di determinare l'importo dell'indennizzo senza limiti predefiniti, basandosi su criteri come l'anzianità del lavoratore e le condizioni dell'azienda.

3. Riduzione del lavoro precario
Quesito:
«Volete voi l’abrogazione dell’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 recante "Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183", comma 1, limitatamente alle parole "non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque", alle parole "in presenza di almeno una delle seguenti condizioni", alle parole "in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;" e alle parole "b bis)"; comma 1 -bis , limitatamente alle parole "di durata superiore a dodici mesi" e alle parole "dalla data di superamento del termine di dodici mesi"; comma 4, limitatamente alle parole ",in caso di rinnovo," e alle parole "solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi"; articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole "liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente,"?»

Spiegazione:
Il terzo quesito propone l'abrogazione parziale di norme introdotte dal decreto legislativo n. 81/2015, che consentono l'uso di contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza obbligo di specificare una causale. L'abrogazione reintrodurrebbe l'obbligo di indicare le motivazioni per l'utilizzo di contratti a termine, anche per periodi inferiori a 12 mesi, limitando così il ricorso al lavoro precario.

4. Più sicurezza sul lavoro
Quesito:
«Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante "Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro" come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole "Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici."?»

Spiegazione:
Il quarto quesito riguarda la responsabilità in caso di infortuni sul lavoro nelle attività in appalto. Attualmente, la norma esclude la responsabilità solidale del committente per i danni derivanti da rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. L'abrogazione estenderebbe la responsabilità anche al committente, aumentando le tutele per i lavoratori coinvolti in appalti.

5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
Quesito:
«Volete voi abrogare l'articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole "adottato da cittadino italiano" e "successivamente alla adozione"; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: "f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.", della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza"?»

Spiegazione:
Il quinto quesito propone di modificare la legge n. 91/1992 sulla cittadinanza, riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per presentare domanda di cittadinanza. L'abrogazione ripristinerebbe i requisiti previsti dal codice civile del 1865, favorendo l'integrazione di circa 2,5 milioni di cittadini di origine straniera che vivono stabilmente in Italia

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