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Ravello, completata prima fase di valorizzazione del sito archeologico della Trinità

Inserito da (redazioneip), venerdì 14 ottobre 2016 19:25:38

Si sono svolti venerdì 30 settembre i due eventi conclusivi della ricca stagione che ha coinvolto il sito archeologico del monastero della Santissima Trinità a Ravello.

La giornata si è aperta con l'inaugurazione della mostra di Ugo Marano, curata da Pasquale Ruocco, che chiude il primo ciclo di appuntamenti legati all'arte contemporanea e ruota attorno ad una selezione di opere realizzate dall'artista nella seconda metà degli anni Sessanta ed esposte la prima volta nel 1968 nel centro storico di Amalfi. Si tratta di una serie di lastre di metallo arrugginito sulle quali l'artista è intervenuto semplicemente attraverso tagli e piegature, attraverso, cioè, un'azione liberatoria della materia inerte capace di dare origine ad una forma e, contestualmente, di definire uno spazio. La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre negli orari di apertura del sito dalle 11 alle 17.

A seguire si è svolta una visita guidata del sito, tenuta da Rosa Fiorillo e Alfredo Maria Santoro, docenti dell'Università degli Studi di Salerno, che hanno guidato la Summer School di archeologia e hanno illustrato in questa occasione i nuovi risultati raggiunti in sette settimane di studio. Ciò ha permesso di aprire la discussione, che si è tenuta a partire dalle 17 e 30 presso l'Auditorium di Villa Rufolo, sui risultati della prima fase di attività di valorizzazione e di recupero dell'area.

È stato Paolo Imperato, presidente dell'associazione Ravello Nostra, a dare inizio all'incontro portando i saluti del sindaco, Salvatore di Martino, ponendo l'attenzione sull'importanza che il recupero del sito, trasformato nei decenni precedenti in vera e propria discarica, e sulla possibilità di infondere in esso nuova vita grazie alle molteplici iniziative che vi sono state organizzate e che hanno rappresentato la possibilità di restituire una parte importante della memoria storica all'intero paese.

Maria Carla Sorrentino, coordinatrice dell'intero progetto, ha descritto con dovizia di particolari tutte le attività e i protagonisti che hanno permesso la rinascita delle antiche pietre del monastero. Dalle visite giornaliere, alle visite serali, a quelle dedicate ai bambini e a quelle serali dedicate in particolare agli ospiti delle strutture alberghiere, supportate da una brochure informativa in italiano e inglese, dalle mostre di arte contemporanea ai laboratori didattici di artigianato locale, dedicati alla ceramica e alla scultura della pietra e rivolti ad adulti e bambini il ventaglio di offerta culturale non ha difettato di eventi. Inoltre, la presentazione del libro "Mare d'amare donne" della scrittrice Franca Bellucci, le due occasioni per conoscere la pratica dello yoga hanno riscosso sicuramente grande successo. La Summer School di archeologia organizzata dall'Università degli Studi di Salerno ha fatto da corollario agli eventi estivi. Infine, a sostegno delle numerose attività svolte l'inserimento del sito nei circuiti dell'Artecard e del biglietto unico Ravello Sense, la creazione di un logo e di una pagina facebook e la realizzazione di numerosi manifesti informativi ha fatto sì che un numero sempre maggiore di persone interessate potessero essere raggiunte.

Pio Manzo, project manager del progetto, ha poi letto la relazione che l'archivista Salvatore Amato ha redatto sul complesso monastico nei secoli XVI - XIX attraverso fonti archivistiche in gran parte conservate presso l'Archivio Vescovile di Ravello. Il filo conduttore che ha permesso una ricostruzione, seppur parziale, dell'antico monastero è rappresentato dalle visite pastorali dei vescovi della Diocesi di Ravello - Scala che ci permettono di avere informazioni non solo sullo stato materiale ed economico del complesso, ma anche sulle prescrizioni imposte al fine di creare le condizioni più idonee al silenzio, al lavoro e alla preghiera. Nei documenti analizzati dall'Amato si imponeva la costruzione di alte mura o il taglio di alberi al fine di evitare agli abitanti del vicinato di osservare gli ambienti claustrali e le monache stesse. Con la soppressione della comunità religiosa, avvenuta agli inizi del XIX secolo, l'abbandono del sito provocò lentamente il suo degrado fino al completo smantellamento.

I professori Rosa Fiorillo e Alfredo Maria Santoro hanno tecnicamente illustrato i risultati dello scavo condotto insieme agli studenti durante la Summer School. Partendo dalla pulizia dello scavo si è passati alla vera e propria indagine archeologica che ha portato alla luce il livello più antico ancora esistente e risalente al Cinquecento. Ciò ha messo in evidenza la grandezza del complesso e il suo essere un monastero fortificato ubicato sulla via pubblica. Ad avallare ulteriormente questa tesi è la presenza, attestata dalle fonti, di una torre a scopo sicuramente difensivo. Tutto ciò induce a credere che la costruzione del monastero sia precedente all'insediamento a Ravello delle numerose famiglie patrizie a cui si deve lo splendore della città nei secoli successivi. Il professore Santoro ha spiegato la metodologia dell'indagine archeologica applicata con la suddivisione del sito in settori e ha illustrato i materiali rinvenuti (oltre ad una colonnina numerosi frammenti ceramici di notevole fattura, di origine bizantina, dell'Italia meridionale e del nord Africa). Si tratta delle stesse ceramiche rinvenute durante lo scavo di Villa Rufolo e ciò mette in evidenza l'agiatezza economica delle monache che provenivano sicuramente da famiglie nobili. In ultimo il ritrovamento di una moneta coerente con la cronologia degli strati scavati ha rappresentato l'elemento di grande interesse considerata la poca frequenza di tali rinvenimenti a Ravello.

Ultimo intervento quello del presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, Alfonso Andria, che complimentandosi per il numero di presenze di visitatori, ha sottolineato il ruolo di supporto e vicinanza che l'Università di Salerno ha da sempre ricoperto nei progetti che il Centro ha inteso portare avanti. La riscoperta del Monastero della SS. Trinità, considerato come parte di un patrimonio cosiddetto minore ma non per questo meno significativo, dona a Ravello e all'intera comunità costiera un ulteriore pezzo di identità del proprio territorio.

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