Tu sei qui: AttualitàMagre nuove. 31 anni a dieta: un bilancio della vita delle donne
Inserito da MargoT (Admin), mercoledì 17 dicembre 2014 17:00:25
Notizia illuminante: in media una donna passa 31 anni della sua vita a dieta.
Sì, proprio così. Lo ha affermato con grande dovizia di particolari un famoso magazine femminile in occasione del lancio di una nuovissima dieta: la 'Lollipop' o ‘Lecca lecca' (per saperne di più clicca qui),su cui - ad onor di cronaca - ci permettiamo in questa sede di glissare.
31 anni. Questo è il tempo medio che - ahimè - abbiamo già perso e sicuramente continueremo a perdere nel vano tentativo di 'assaporare' regimi alimentari diversi ed arrivare ad quella forma fisica tanto idealmente perfetta quanto irraggiungibile.
372 mesi. Circa 260mila ore. Minuto più, minuto meno. Se vi fermatevi a riflettere, vi ritroverete spettatori del film sbiadito della vostra vita con protagonisti i digiuni forzati, i sacrifici estremi per evitare di ingurgitare finanche il residuo dell'ultimo cucchiaio di Nutella dal barattolo, le estenuanti passeggiate brucia-calorie, le peccaminose abbuffate e gli irrimediabili sensi di colpa. Sempre direttamente proporzionali allo sgarro alimentare compiuto.
E che dire del tempo speso a calcolare le calorie ingerite con fare certosino, delle giornate passate ad ispezionare a raggi x le etichette degli alimenti, a vivisezionare ogni cibo sospetto, ad annientare i grassi, eliminare meticolosamente gli zuccheri.
Possibile che abbiamo perso tutto questo tempo?
Il tempo che la vita ci concede è prezioso e nello stesso tempo veloce, incapace da afferrare, impossibile da recuperare.
Rivogliamo quei 11mila e 160 giorni. Rivendichiamo la libertà di guardare un piatto di pasta senza pensare che all'ultima forchettata puntuale - come il singhiozzo - il rimorso comincerà ad attanagliarci nuovamente la coscienza. Pretendiamo una vita spensierata come quella dei bambini che mangiano merendine e patatine in busta con il sorriso e la beata spensieratezza di chi ignora che 42 e 46 più che due semplici numeri sono fattori di discriminazione sociale.
Esigiamo - insomma - il nostro tempo "affamato" per nutrirlo di vita.
E di "Susamielli e Roccocò". Dopotutto è Natale.
MargoT
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