Tu sei qui: AttualitàLe salme di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena portate in gran segreto in Italia
Inserito da (redazionelda), domenica 17 dicembre 2017 10:45:19
La salma di Vittorio Emanuele III è partita da Alessandria d'Egitto dove era sepolta nella cattedrale di Santa Caterina, per rientrare in Italia a bordo di un volo militare atteso stamani attorno alle 11. Lo riferisce il Gr1 di Radio Rai, secondo cui ad Alessandria erano presenti familiari e l'ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini.
Le spoglie di Vittorio Emanuele III, a quanto si è appreso, sarebbero state portate da Alessandria in un aeroporto militare nelle vicinanze del Cairo dal quale partiranno a bordo di un aereo militare non appena espletate le formalità burocratiche di rito. L'aereo dovrebbe arrivare in uno scalo militare del Piemonte in mattinata, e la bara dovrebbe essere poi traslata al Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo, accanto a quella della Regina Elena, presso cui riposeranno l'uno accanto all'altra. Dopo l'arrivo, ieri, della salma della regina da Montpellier, le spoglie del sovrano hanno lasciato nella notte Alessandria d'Egitto.
Da un aeroporto militare del Paese giungeranno in mattinata in Italia, probabilmente in uno scalo militare del Piemonte, per poi trovare posto in un loculo ricavato all'interno della cappella di San Bernardo, dove da ieri si trovano quelle della consorte.
Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena vissero a Ravello dal febbraio 1944 al giugno dello stesso anno. Ospite del Duca Riccardo di Sangro (aristocratico napoletano intimo dei Savoia nonchè Aiutante di Campo del Re) presso Palazzo Episcopio, il Sovrano arrivò nella "Bellissima" nella fredda giornata dell'11 febbraio. Qui, durante il periodo di Salerno Capitale, il 24 aprile venne nominato il nuovo governo di unità Nazionale e il 5 giugno il sovrano passò la luogotenenza del Regno al figlio Umberto.
Per più di 45 anni la Regina Elena ha interpreto nel senso più nobile la sua funzione, lontana da qualsiasi tipo di ostentazione, che se da un lato le procurò l'appellativo di "montanara" o da parte dalla cugina Anna d'Aosta di "pastora" (dovuto non solo ali suoi modi semplici ma forse anche per le sue origini montenegrine) dall'altra parte ricevette da Pio XI nel 1937 la rosa d'oro della Cristianità, e proclamato serva di Dio in occasione dell'apertura del processo di canonizzino. Di lei si ricorda l'attività di soccorritrice inseguito al disastroso terremoto di Messina, l'amorevole sorriso tra i soldati feriti che affollavano il Quirinale trasformato, durante la Prima Guerra Mondiale, in ospedale. E poi le innumerevoli attività benefiche in favore delle madri povere, per i tubercolotici. Promosse iniziative per la ricerca contro la poliomielite e il Parkinson. Anche a Ravello, dove soggiornò, continuò questa sua attività benefica, verso i poveri coadiuvato dalla sua fida cameriera Rosa Gallotta, visitando asili, istituti religiosi della Costiera. Ebbe una sua piccola corte di cui fece parte l'indimenticabile Ida Pagano.
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