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Attualità

Il turismo religioso in Costa d'Amalfi: un viaggio unico tra paesaggi, Chiese e Conventi

Inserito da (redazionelda), venerdì 30 settembre 2016 06:32:13

di Giuseppe Liuccio

 

Orizzontalità e verticalità sono due termini che ho usato spesso per fotografare con il linguaggio la morfologia della Costa di Amalfi. E ci ritorno ancora, perchè se, come dicevano i Latini, "nomina sunt consequentia rerum" le attività economiche e, conseguentemente, il futuro della Costiera sta ancora, in buona parte, sulla montiera.

Anche questo ultimo termine l'ho usato spesso per indicare le zone alte della Divina per sottolineare la necessità di un processo di osmosi e di interscambio tra costa collina e montagna per un sano, fecondo e, oltretutto, necessario e non più rinviabile riequilibrio dello sviluppo del territorio.

 

Orizzontalità: la statale 143 lungo la costa, ideata, progettata e realizzata nella prima parte dai Borbone ha prodotto dannose concentrazioni a valle, a margine di mare, con lo sviluppo, a volte caotico, dannoso, sproporzionato dei piccoli, ridenti, accoglienti, vivibilissimi borghi dei pescatori, sfregiandone ed involgarendone la bellezza con un disordinato ed intensivo sviluppo urbanistico (Maiori ne è l'esempio più evidente), alimentando, consentendo o, addirittura, consigliando una crescita abnorme del turismo, che ha privilegiato, spesso, la quantità a scapito della qualità. E gli effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti

con i problemi del traffico caotico e del maremalato. E sono i più vistosi, ma non i soli.

 

Verticalità: lo spopolamento delle zone di collina e di montagna ha avuto conseguenze ancora più gravi. L'abbandono delle "chiazze" dei limoneti, il processo di senilizzazione dell'agricoltura con l'impoverimento di uno dei paesaggi rurali più belli del mondo con l'imbarbarimento della bellezza, il pericolo di smottamenti e frane con danni incalcolabili per i centri alle foci dei torrenti e dell''incolumità stessa degli abitanti (la frana sulla strada Valico di Chiunzi, Ravello ne è l'esempio più recente e vistoso, che, oltretutto si ripete ad ogni inverno).

 

Di qui la necessità di dare più attenzione alla montiera e ai suoi problemi che sono di vivibilità e di tutela delle attività economiche. E tutti o quasi i paesi della Costa d'Amalfi hanno territori di montiera. Li ha certamente Vietri con le zone alte di Raito, Albori e Benincasa. Cetara lungo quella strada che sale nella umbratilità della vallata ad imbuto e ti scopre un paese bellissimo pudico e segreto, poco frequentato ma non privo di grazia. Ed il sentiero che s'inerpica tra l'intrico della macchia mediterranea figlia prodigi di panorami man mano che sale su su fino alla sorgente del Cetus, che, fedele a suo nome, caracolla giù tra lecci, roverelle, corbezzoli e carrubi fino ad inabissarsi nel carsismo sotterraneo fra le case e correre speditamente all'abbraccio di mare ha la sua montiera Maiori ed è vasta e ricca di potenziali risorse e straordinarie bellezze (Demanio, Avvocata, Falerzio, Ponte Primario e zone vallive lungo il Reginna in condominio con Tramonti, ecc,), ma non le dedica attenzione, sciupando, così, una ricchezza.

 

Ha una sua montiera Minori, che con la strada per Torre ha in parte risolto (validissima ed apprezzabile l'iniziativa di dedicarla alle portatrici di limoni, chiamate "formechelle", come sono ricordate con termine carico di profonda umanità ingentilita dalla grazie e dalla levità della poesia) l'atavico problema della comunicazione tra il centro e i gli abitati sparsi della parte alta fino ad oggi isolati.

 

Tramonti è tutta Montiera con i suoi 13 villaggi, piccole comunità/universi ricche di belle tradizioni e di secolari attività economiche nel verde dei pianori e su petti di declivi, ove riecheggia il campanaccio delle mandrie alla pastura brada tra case chiese, conventi e campanili lustri di sole o impennacchiati di batuffoli di nubi nell'alternarsi delle stagioni. Ha un'ampia zona di montiera Ravello, ricca d panorami mozzafiato, che però non sono immessi sui mercati turistici nazionali ed internazionali per potenziarne l'offerta. E' tutta montiera Scala, che espone con signorile sobrietà i suoi tesori di arte, cultura e monumenti e le sue delizie enogastronomiche, di cui ho fresca memoria in quel santuario di sapori che è "Zì' ‘Ntonio, sotto la guida sapiente dell'amico Michele Ferrigno, che ne è officiante raffinato e colto oltre che contagioso di simpatia.

E' montiera Pogerola, Tovere, Madonna del Rosario e una parte consistente di Lone e Vettica di Amalfi, anche se operatori, amministratori e i cittadini concentrano il meglio delle proprie attenzioni al centro storico e vi si arruffano tra mille problemi.

Conca dei Marini alta espone la sua montiera tra chiese e conventi spalancati sull'infinito di cielo e mare anche se a distanza apparentemente ravvicinata. Furore è montiera lungo la strada che s'inerpica tra miracoli di bellezza, con tornanti/terrazzi di luce, della strada verso Agerola. Qui un sindaco geniale ha creato e crea grandi opportunità di turismo di qualità tra vigneti e limoneti arabescati da case sparse, chiese e campanili, dove brilla di luce di folle creatività un parco didattico con percorsi tra grazia e levità di poesia, genialità di artigianato e saperi e sapori di enogastronomia. Impareggiabile Raffaele Ferraioli!

 

La montiera di Praiano ha i nomi di Vettica, di Sant'Angelo a tre Pizzi e dell'arioso vallone dirupante sulla Praia, dove s'inforra e rumoreggia il canto de poeti sulle ali del vento Quella di Positano ha il nome di Montepertuso e Nocelle. Se l'analisi è giusta, e credo che in buona parte lo sia, si impone una riflessione doverosa, necessaria ed improcrastinabile sulla programmazione dello sviluppo dell'intero territorio per un riequilibrio territoriale tra costiera e montiera. In attesa di un dibattito serio, spregiudicato, alla luce del sole tra le istituzioni, gli operatori, le organizzazioni di categoria, gli intellettuali e tutta la più vasta società civile del territorio con le modalità previste da leggi e regolamenti e in contenitori adeguati, suggerisco nell'immedato la strada del Turismo religioso, potrebbe dare un contributo notevole alla soluzione in parte del fenomeno. Me ne sono occupato altre volte, ma torno volentieri sul tema. Il culto dei santi nel territorio risente di questa connotazione terra/mare, che ha fatto degli uomini della Costa d'Amalfi dei contadini/pescatori. E i pericoli da cui chiedere protezione ai Santi vengono in egual misura dal mare e dalla terra. Il primo, quando si imbufalisce, può tentare assalti devastanti alle case adagiate pigramente nelle anse o appese, colorate, su rocce a strapiombo; e, quando è calmo, facilita approdi a predoni famelici di bottini e violenze. La seconda, se gonfia di pioggia, può spaccare muri di contenimento e trascinare nei corsi d'acqua limacciosi alberi e detriti verso la costa. Ed è per questo che Santi e Madonne in statue lignee di mirabile fattura o in artistici busti argentei vegliano sulla incolumità dei fedeli nelle chiese trafitte da lame di luce attraverso vetrate policrome e che, a più riprese nel corso dell'anno, caracollano nella danza dei portatori tra piazze, strade e vicoli alla rifrangenza delle luminarie e tra l'esplosione festosa delle granate a ricamo di cielo. Hanno suggestioni poetiche e tensioni emotive le processioni: momenti magici di abbraccio corale tra Santo Protettore e comunità dei fedeli Le chiese della Costa sono tutte o quasi degli autentici musei per la ricchezza di dipinti d'autore: statue e reliquari, preziosi arredi sacri, oggetti legati, per lo più, alla committenza di importanti personaggi storici. Si tratta di un patrimonio che va fruito sempre e dal maggior numero possibile di persone. Il turismo religioso in chiave culturale è un filone scarsamente considerato, eppure ha e potrebbe avere risvolti carichi di fecondi sviluppi, perchè immette sul mercato chiese e santuari che già di per sé sono beni di straordinario interesse artistico e che acquistano ulteriore valore se si pone l'accento sullo scrigno dei tesori di cui sono custodi proprio per questo. Un itinerario attraverso chiese e santuari della Costa d'Amalfi potrebbe essere ufficializzato in un dèpliant agile in grado di consigliare percorsi alla scoperta delle piccole chiese che, a volte, sono autentici gioielli d'arte. Ne cito tre tra tutte. San Pietro a Figline di Tramonti (straordinario il pavimento maiolicato), Santa Maria delle Grazie a Pogerola di Amalfi (bellissima la seicentesca tela dell'Angelo Raffaele), Sant'Elia di Furore (senza parole il trittico di Antonello di Capua.) La visita di una chiesa di particolare pregio artistico, anche per assolvere al precetto della messa domenicale, potrebbe costituire un valido "pretesto" per una gita con conseguente pranzo fuori porta con famiglia ed amici al seguito, i cui risvolti di ordine culturale ed economico non sfuggiranno alla sensibilità dei politici della Costa, soprattutto quelli della Montiera, alla cui attenzione sottopongo il progetto turismo religioso attraverso un viaggio visita alle chiese della Costa d'Amalfi. Il comune capofila potrebbe essere tra Tramonti, Ravello o Scala. I sindaci ci facciano un pensierino.

liucciogiuseppe@gmail.com

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