Tu sei qui: AttualitàI contadini della Costiera sentinelle del territorio contro dissesto idrogeologico
Inserito da (redazionelda), lunedì 1 ottobre 2018 14:38:12
Proteggere il patrimonio culturale dai disastri, o fare della tutela del patrimonio una azione per prevenirli? Non è una domanda provocatoria, ma il tema della Conferenza internazionale "Cultura contro i disastri" che il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali ha organizzato il 28 e 29 settembre a Ravello, nella splendida cornice di Villa Rufolo.
La conferenza, supportata dall'Accordo europeo e mediterraneo sui grandi rischi (EUR-OPA), un programma del Consiglio d'Europa che ha per obiettivo la riduzione dei disastri naturali e antropici, muove da osservazioni tanto banali quanto poco frequenti. I paesaggi culturali - i terrazzamenti, i sistemi di irrigazione e coltivazione tradizionali, i saperi che tali sistemazioni rivelano - sono una componente del patrimonio culturale di un territorio, ma sono anche il documento di trasformazioni "storiche", arrivate fino a noi solo perché testate con successo da decine di eventi naturali estremi. Tutelarle contribuisce quindi a prevenire i disastri naturali localmente ricorrenti.
Ma le attività agricole che costituiscono i paesaggi culturali sono diventate in genere poco remunerative, sia perché richiedono molta manodopera, sia perché le aziende hanno dimensione quasi sempre ridotta, il che le esclude da molti dei benefici delle politiche agricole della Unione Europea. E il declino di redditività porta all'abbandono, con aumento del rischio di dissesti.
La partecipazione alla Conferenza del Ministero delle Politiche Alimentari, Agricole, Forestali e del Turismo, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Dipartimento della protezione Civile, dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Campania, di esperti provenienti da centri di ricerca di Grecia e Algeria, nonché dei rappresentanti di alcuni dei Paesaggi Culturali italiani (5 Terre, Costiera Amalfitana), ha animato un dibattito serrato, che ha permesso di definire le possibili azioni a supporto delle aziende agricole che con la loro attività contribuiscono al mantenimento dei paesaggi culturali e, quindi, alla prevenzione dei disastri.
Il dibattito ha fatto anche emergere il doppio ruolo dei media nella prevenzione dei disastri: divulgare le indicazioni scientifiche sui rischi locali da una parte, dall'altra trasferire al mondo scientifico e ai decisori le conoscenze locali sulle tradizionali tecniche di gestione del territorio e sui rischi oggi esistenti. Sono intervenuti il Direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D'Errico, le giornaliste di Repubblica Napoli Stella Cervasio e Il Mattino Erminia Pellecchia.
La presenza di attori locali - Luigi Aceto, coltivatore del limone "Sfusato amalfitano"; Lello Mansi, che ha testimoniato della sua dolorosa esperienza, la perdita della figlia Francesca a causa dell'alluvione di Atrani del 2010; gli Ordini degli Ingegneri, degli Agronomi e dei Geologi della provincia di Salerno, i rappresentanti delle associazioni professionali del mondo agricolo (Coldiretti, CIA) - ha dato concreta attuazione alla Convenzione di Faro, sul coinvolgimento delle comunità locali nella conservazione dell'eredità culturale e del suo uso sostenibile per lo sviluppo umano e la qualità della vita.
Dopo la relazione di Ferruccio Ferrigni, Coordinatore Scientifico delle Attività del Centro di Ravello e ideatore della Conferenza internazionale, hanno preso la parola introduttivamente e sono intervenuti per le conclusioni: Alfonso Andria, Presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali che ha sede in Ravello e Gianluca Silvestrini, Consiglio D'Europa, Segretario Esecutivo dell'Accordo europeo e mediterraneo sui grandi rischi.
Il dibattito, ampio e articolato, si è avvalso dell'intervento dell'Ambasciatore Francesco Caruso, del Prof. Maurizio di Stefano (Presidente Emerito ICOMOS Italia e Sistema integrato valorizzazione Beni UNESCO Regione Campania) e del consulente del Consiglio d'Europa Hakan Shearer Demir.
I criteri e le metodologie utili a fare della tutela dei Paesaggi Culturali una efficace azione di prevenzione dei disastri naturali e di sviluppo umano sostenibile sono quindi confluiti nelle raccomandazioni finali della Conferenza, basate sull'esperienza degli attori locali e fatte proprie dagli esperti, da indirizzare alle istituzioni decisionali a livello locale, nazionale ed europeo.
Inoltre, per passare dalle enunciazioni teoriche alla concreta sperimentazione, i partecipanti hanno sollecitato il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali a formulare un progetto pilota transnazionale ‑ che potrà coinvolgere, la Grecia, l'Algeria, un altro paese della sponda sud del Mediterraneo e, per l'Italia, la Costiera Amalfitana e le 5 Terre - che permetta di testare quanto emerso nella due giorni di lavoro. Il Consiglio d'Europa, attraverso l'Accordo europeo e mediterraneo sui grandi rischi, si è impegnato a contribuire alla definizione del progetto e a diffonderlo presso le istituzioni interessate a supportarlo.
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