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Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), domenica 15 febbraio 2015 12:40:23
di Antonio Schiavo
C'è qualcosa di surreale in quello che sta succedendo a Ravello.
Le ombre furtive e codarde che si aggiravano nei pressi dell'Annunziata sono l'emblema di come stanno riducendo la nostra città.
Ci hanno riportato indietro nel tempo, ad anni bui che pensavamo sepolti per sempre.
No, caro Direttore, non voglio sottrarmi a quanto mi hai chiesto a margine dell'ennesima riunione del Consiglio di indirizzo di una Fondazione stritolata (non trovo altri termini) dai veri poteri forti che, a dispetto dei proclami enfatici e un po' autoreferenziali del Sindaco di Ravello, fanno strame di ogni tentativo di affrancarsi dai diktat e dalle pretese di pochi di succedere a sé stessi.
Ma, consentimi, è spaventoso pensare che individui eterodiretti possano ritenere "Cosa loro" il nostro patrimonio di arte, cultura e paesaggio, mentre costruiscono rendite di posizione che per motivi incomprensibili (o forse troppo comprensibili) vogliono passarsi di mano a mano o di padre in figlio.
Come rispondere a tutto questo? Come reagire in maniera concreta e non velleitaria?
Innanzitutto facendo leva sull'orgoglio e l'amor proprio che oppone senso civico ad ogni prevaricazione, trasparenza e coerenza nei comportamenti contro le dittature nascoste e camuffate dietro la retorica della democrazia un tanto a chilo e a corrente alternata.
Coinvolgendo la parte sana dei ravellesi, di quelli che non si fanno scudo delle tenebre per dichiarare e sostenere le proprie idee e i propri convincimenti perché, ancora e sempre, hanno il coraggio di guardarti in faccia mentre li difendono. Di quelli che non hanno bisogno di un ennesimo, tardivo manifesto forse per farsi perdonare ambiguità e leggerezze pregresse quando sarebbe bastata l'autorità conferita loro dal popolo sovrano per mettere definitivamente all'angolo i soliti noti mentre si accingevano ad intraprendere la prima di mille scalate e già dimostravano ambizioni smodate confermatesi (ahinoi) nel tempo.
E, soprattutto, quando le cose della Fondazione prenderanno la piega che i padroni del vapore certamente imporranno, nell'ultimo singulto di quella protervia che caratterizza le decadenza morale e civile dei regimi, si abbia la dignità di chiudere con loro sbattendogli la porta in faccia.
E , al diavolo le soluzioni condivise, le scelte unitarie, la fratellanza a tutti i costi. Tutte menate buone solo per i creduloni, gli inguaribili ingenui o per quelli in mala fede.
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