Tu sei qui: AttualitàCannabis light paragonata ad altre sostanze stupefacenti. A rischio migliaia di giovani imprese: «Non siamo spacciatori»
Inserito da (Redazione LdA), venerdì 14 gennaio 2022 11:15:20
Lo scorso settembre anche in Costiera Amalfitana è arrivata la raccolta firme per dare la voce al popolo e votare per il referendum sulla depenalizzazione dell'uso della cannabis.
Ma, mercoledì, alla Conferenza Stato-Regioni, è stata raggiunta un'intesa che, di fatto, paragona la cannabis light alle altre sostanze stupefacenti. Nel decreto interministeriale approvato il 12 gennaio, che coinvolge i ministeri della Salute, dell'Agricoltura e della Transizione ecologica, si dispone che «la coltivazione delle piante di cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale» debba avere l'autorizzazione del Ministero della Salute.
Un duro colpo per la cannabis light, a basso contenuto di Thc, venduta nelle tabaccherie, negli shop e nei distributori automatici, creando migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra i giovanissimi, tra i 10 e i 15 mila in tutta Italia.
«Ci hanno resi illegali, rischiamo di essere considerati spacciatori e di chiudere tutto. Rischiamo persino l'arresto immediato oltre all'accusa pesantissima di vendere grandi quantitativi di stupefacente che stupefacente non è. Di fatto, è un importante assist alle case farmaceutiche, che diventano le uniche a poter produrre fiori, condannando a chiudere 3mila imprese, di cui la maggior parte imprese agricole», dichiara a TPI Luca Fiorentino, 26 anni, fondatore di una delle principali società che produce e distribuisce cannabis light.
Adesso, coltivatori e rivenditori di infiorescenze di cannabis light dunque rischiano di subire le sanzioni del Testo unico sulle droghe.
«Questo è un passo indietro - dice Riccardo Magi di +Europa Radicali a Open -, che rischia di far chiudere tutta la filiera della cannabis light. Potrebbero diventare fuorilegge 3.000 imprese e circa 15 mila lavoratori, tutti giovanissimi».
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