Tu sei qui: Storia e StorieMastro Raffaele Amato, tra festa, cabaret e devozione: lo spirito di Ravello in un sorriso
Inserito da (Admin), mercoledì 15 giugno 2011 08:41:51
di Antonio Schiavo
Qualcuno ha detto che, se vuoi male al tuo prossimo, auguragli di fare più di un trasloco nella sua vita.
Ciò è senz'altro vero per la fatica boia a cui ti sottoponi e perché puntualmente viene dimostrato il teorema del "restringimento fisico dei corpi domestici" secondo il quale, per motivi insondabili, in un nuovo ambiente, armadi e librerie contengono, si e no, la metà della roba che, nello stesso spazio, c'era fino al giorno prima.
Talvolta, però, un trasloco, riporta alla luce cose che avevi dimenticato e che aprono squarci improvvisi nella memoria e nei ricordi.
Qualche giorno fa infatti, mentre sotto lo sguardo minaccioso e iconoclasta di mia moglie cercavo di salvare dal cassonetto le cose più impensabili stipate in un armadio da spostare, mi è capitato di ritrovare un vecchio album di fotografie, incredibilmente ancora in ordine nonostante fossero sistemate con quegli angolini a taschina che si attaccavano alle pagine con la saliva o la colla.
Non c'erano date che mi consentissero una precisa collocazione temporale ma, con una certa approssimazione, pareva fossero riferite ad un autunno\inverno degli anni 70.
Erano istantanee (anche qualche Polaroid) di una Festa dell'Uva e degli straordinari spettacoli di cabaret che papà si inventava per la settimana natalizia ravellese.
In primo piano, pochissime volte defilato, ma sempre presente, Mastro Raffaele Amato.
Che personaggio! Un concentrato di disponibilità, allegria e cordialità che faceva il paio con la sua indubbia capacità imprenditoriale.
La sua ben avviata attività nel campo dell'edilizia sembrava, però, marginale rispetto ai suoi "impegni" extralavorativi.
Chi non se lo ricorda, per esempio, istrionico attore non protagonista degli spettacoli natalizi quando sopperiva, alla difficoltà di imparare a memoria la parte, con una trascinante simpatia e con le sue esibizioni di giocoleria con i bicchieri.
O compunto presidente del comitato Feste di San Pantaleone, perennemente emozionato, la sera della vigilia, nel sostenere il busto del Patrono, sotto gli sguardi preoccupati di fedeli e clero.
Sempre primo nel costruire il chiosco di degustazione enogastronomica alle feste dell'uva, era anche tra i principali sponsor e sostenitori della manifestazione, ripagato spesso solo da grandi pacche sulle spalle.
A lui, però, bastava esserci: condividere qualche giornata di sano divertimento con paesani e forestieri.
Che sia proprio questo l'altro aspetto dello "spirito di Ravello": niente di aulico o impegnato, ma caratterizzato da semplice bonomia, nobiltà di sentimenti e gioia di vivere?
Proprio quella gioia di vivere che, in Mastro Raffaele, pur attenuandosi molto a causa di una malattia carogna, non si esaurì mai.
Mi piace, infatti, ricordarlo quando, già immobilizzato sulla sedia a rotelle, abbozzava comunque un faticoso sorriso anche se, quel bontempone del figlio Antonello, lo lanciava senza freno (ma bloccandolo sempre in tempo) dal centro della piazza verso il Bar San Domingo, gridando, mentre lo rincorreva: "Vai, Rafilino, vai...verso la libertà!"
Le foto ci sono state gentilmente concesse dal prof. Salvatore Sorrentino
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