Tu sei qui: Storia e StorieLe 21 donne dell’Assemblea Costituente
Inserito da (Admin), sabato 8 marzo 2025 11:40:08
Con le elezioni del 2 giugno 1946 gli italiani (per la prima volta a suffragio universale) furono chiamati a votare per il referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica e, al contempo, per eleggere l'Assemblea Costituente, che si sarebbe riunita in prima seduta il 25 giugno 1946 nel Palazzo di Montecitorio.
Su un totale di 556 deputati furono elette per la prima volta anche 21 donne, 9 della Democrazia Cristiana, 9 del Partito Comunista, 2 del partito Socialista e 1 dell'Uomo Qualunque: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
Quattordici di loro erano laureate, la maggior parte di loro lavorava. Molte avevano vissuto in clandestinità durante il regime fascista e partecipato alla Resistenza.
Le elette, cinque delle quali furono designate nella Commissione dei 75 che aveva il compito di elaborare la Costituzione, lavorarono alacremente per fissare il principio di uguaglianza nell'articolo 3 della Carta ("tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione..."), rafforzato e specificato dagli articoli 29 ("il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi") e 37 ("la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore").
Sono risultati fondamentali perché a partire da lì sarà possibile la riforma del diritto di famiglia cui si arriverà nel 1975, promossa da Nilde Iotti e raggiunta grazie al lavoro collettivo con altre parlamentari, tra le quali la collega di partito Giglia Tedesco e la democristiana Maria Eletta Martini.
Tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso furono portate avanti altre battaglie sociali in tema di diritti per l'affermazione di una società più moderna e avanzata che contemplasse lo scioglimento del matrimonio, l'interruzione di gravidanza, l'abolizione del delitto d'onore e le norme contro la violenza sessuale. Conquiste che, spesso, ruotano attorno a figure esemplari, come quella della siciliana Franca Viola che, appoggiata dal padre, si rifiutò nel 1965 di sposare colui che l'aveva violentata, impedendogli così di estinguere il reato: una vicenda che porterà ad abolire nel 1981 il matrimonio riparatore.
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